Il trasloco della sede milanese della Rai ci sarà: addio Corso Sempione, gli spazi saranno quelli della Fiera al Portello, seppur a un indirizzo diverso rispetto a quello inizialmente previsto. Come riportato dall’edizione milanese del Corriere della Sera, infatti, i nuovi spazi non saranno più verso gli ex padiglioni 1 e 2, bensì nell’area racchiusa tra Via Gattamelata e via Colleoni, tra il centro congressi Mico e l’hotel Nh.
Le tempistiche sono lunghe tanto che si parla di un trasloco non definitivo prima di cinque anni visto che i lavori sono tanti, ma la stessa Rai ha già lasciato intendere per le Olimpiadi invernali del 2026 già una parte dell’attività che oggi si svolge a corso Sempione sarà traslocata nella nuova sede. Se si parla già della candidatura di un importante studio milanese di architettura e design per i locali, manca tuttavia ancora l’accordo nero su bianco con la Fondazione Fiera e soprattutto la delibera di stanziamento dei fondi necessari.
Intanto, a prendere posizione sono i sindacati: «Siamo stufi di sentire annunci o indiscrezioni, siamo davvero arrivati all’assuefazione — le parole di Francesco Aufieri, segretario della Slc Cgil —. Questo è almeno il terzo indirizzo di destinazione della sede Rai che ci viene ipotizzato e il trasloco è stato confermato da non so quanti piani industriali e consigli di amministrazione. Però siamo ancora fermi alla volontà, non ci sono passaggi vincolanti. Dov’è il contratto con la Fiera? Quanti soldi mette a disposizione la Rai per questa operazione?».
«Ci chiediamo qual è, nei piani dell’azienda, il ruolo del centro di produzione di Milano perché al momento non si capisce. Noi, e non soltanto noi, riteniamo che questo debba essere un polo con una propria capacità decisionale, progettuale, ideativa, ma la realtà è che c’è un solo dirigente per circa 800 dipendenti e tutto si decide a Roma, dove invece la densità dei dirigenti è decisamente più alta. Intatti sono anni che, al netto dei giornalisti, la sede milanese non offre posizioni da laureato. Entra qualche tecnico laureato, ma appena realizza di non avere sbocchi qualificanti per quanto ha studiato non è raro che decida di andarsene», ha concluso.
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