Il business del Sei Nazioni: per la Federugby vale il 40% del fatturato

La stagione del grande rugby è pronta a partire. Con la sfida tra Galles e Scozia di sabato 3 febbraio infatti prenderà il via il 19° Sei Nazioni. Un torneo che ha sempre più impatto a livello economico in Europa.

Italy vs Wales
(Photo Antonietta Baldassarre / Insidefoto)

Quanto vale il Sei Nazioni? La stagione del grande rugby è pronta a partire. Con la sfida tra Galles e Scozia di sabato 3 febbraio infatti prenderà il via il 19° Sei Nazioni (124° considerando anche le edizioni dell’Home Championship e del Cinque Nazioni). Un torneo che ha sempre più impatto a livello economico in Europa.

Tutto è pronto: si comincia domani, come detto, con Galles-Scozia e, a seguire, Francia-Irlanda. Per l’Italia esordio domenica in casa, all’Olimpico di Roma, contro l’Inghilterra: gli azzurri poi sfideranno a Dublino l’Irlanda (10 febbraio), poi la trasferta a Parigini contro la Francia (23 febbraio), l’ultima trasferta a Cardiff contro il Galles (11 marzo) prima della chiusura casalinga contro la Scozia (17 marzo). Tutti i match saranno trasmessi in diretta e in chiaro da DMax, canale 52 del digitale terrestre.

Quanto vale il Sei Nazioni, gli azzurri

Cominciamo la nostra analisi proprio dall’Italia. Le partite del Sei Nazioni infatti hanno un impatto importante su tutto il movimento rugbistico azzurro: economico e non, visto la crescita del numero dei giocatori tesserati, seppur altalenante, fino ad arrivare a 87.437 tesserati (stando ai dati del Coni).

Dal punto di vista prettamente economico, si può dire che il Sei Nazioni vale quasi metà fatturato per la Federugby: nel 2016 (ultimo bilancio disponibile), i ricavi dal torneo si sono assestati a quota 18,9 milioni di euro, ovverosia il 41,1% del fatturato complessivo della federazione, pari a 45,9 milioni e in leggero calo rispetto al 2015.

2016 2015 2014
Fatturato 6 Nazioni 18.908.339 19.258.195 16.640.705
Fatturato complessivo 45.962.494 46.335.431 43.366.701
% 41,14% 41,56% 38,37%
Dati in euro
Fonte: elaborazione CF su bilanci FIR

 

Numeri che dovrebbero crescere nel 2016, almeno per quanto riguarda il Sei Nazioni (nel bilancio preventivo si parla di circa 19,4 milioni di ricavi dal Sei Nazioni a fronte di un fatturato complessivo in calo a circa di 44 milioni), visto che gli azzurri giocheranno tre gare in casa (contro le 2 del 2016, le 3 del 2015 e le 2 del 2014): la percentuale di impatto del torneo dovrebbe aggirarsi sul 43%.

Per l’Italia, i ricavi maggiori arrivano dai diritti tv (intorno ai 14,5 milioni, con altri 5,7 circa in arrivo dagli sponsor, con Macron che ha sostituito Adidas come sponsor tecnico), e non è un caso: l’appeal televisivo del Sei Nazioni è in crescita in Italia (per Italia-Galles dell’edizione 2017 DMax ha fatto registrare i migliori ascolti di sempre per la rete, con 868mila telespettatori e il 4,7% di share), con 67,5 milioni di spettatori complessivi in tv nell’edizione 2016 in tutto il mondo.

Impatto economico Sei Nazioni, gli spettatori allo stadio

Non solo gli spettatori in tv, ma anche per quanto riguarda quelli allo stadio i numeri restano importanti. Secondo il Club Licensing Benchmarking Report 2016 dell’Uefa, il torneo di rugby è stato nel 2015 l’evento sportivo con la più alta media spettatori al mondo, davanti anche alla NFL e al Mondiale di calcio in Brasile del 2014.

Nel 2017, ha avuto una media di 66,444 spettatori per partita: solamente l’NFL tra le principali leghe sportive mondiali ha una media che si avvicina a quella del Sei Nazioni (67.400 di media nelle gare di regular season 2017). Anche in questo, l’Italia non vuole fermarsi: lo scorso ottobre erano già oltre 50mila i biglietti staccati per le gare casalinghe.

Impatto economico Sei Nazioni, i fatturati

Tutti numeri che hanno portato ad una crescita anche nei bilanci. Una rapida salita del fatturato che aveva inizialmente permesso alla federugby nel 2015 di avvicinare la prima rivale, ovverosia la Scozia, salvo riallontarsi nel 2016.

2017 2016 2015
Francia 101,6 119,3 100,3
Galles 84,9 83,1 73,5
Inghilterra 209,7 461,7 235,8
Irlanda 76,5 76,1 74,1
Scozia 58,3 53,7 50,1
Italia 44,5* 45,9 46,3
Dati in milioni di euro
*bilancio preventivo

 

Decisamente troppo distanti le altre, con l’Inghilterra che, dopo l’impatto della Coppa del Mondo 2015 disputata in casa, è tornata a cifre più “normali” per quanto riguarda il fatturato.

Impatto economico Sei Nazioni, l’indotto

Certo, le federazioni incassano e non poco. Ma c’è anche la questione indotto, perché l’impatto economico si riflette anche su città e nazioni. Secondo uno studio di RBS del 2014, tifosi e turisti portano intorno ai 375 milioni di sterline alle nazioni partecipanti, con un impatto per le singole città (Londra, Parigi, Edinburgo, Roma, Cardiff e Dublino) intorno ai 150 milioni di sterline. Anche perché, come prevedibile, per i giorni delle gare i prezzi salgono: secondo uno studio di trivago.co.uk, la media dei prezzi degli hotel nel 2017 addirittura fino al 345% a Cardiff.

Un torneo che, oltre all’impatto, muove oltre 500 milioni di euro, anche grazie ai diritti televisivi di cui sopra (il Torneo è trasmesso in 187 nazioni) e degli sponsor, come la BBC, che ha firmato un contratto tv da oltre 300 milioni di sterline per i prossimi sei anni. Eppure non sono mancati i problemi: dopo l’addio alla Royal Bank of Scotland come main sponsor, l’obiettivo era di cercare un brand che garantisse circa 100 milioni di sterline in sei anni. Missione non riuscita, tanto che l’organizzazione si è dovuta accontentare di firmare un accordo da circa 11 milioni annui per una sola stagione con NatWest, banca che fa parte del gruppo Royal Bank of Scotland. Nonostante questo, resta una grande macchina da ricavi, che è pronta a partire.