Ha preso il via a Torino, presso l’Allianz Stadium, l’ultima assemblea degli azionisti della Juventus presieduta da Andrea Agnelli. Agnelli che a fine novembre ha rassegnato le proprie dimissioni da presidente del club bianconero a causa dell’inchiesta della Procura di Torino sui conti del club. Prima dell’inizio dell’assemblea, l’ormai ex presidente è intervenuto con un breve discorso che ha chiuso la sua esperienza bianconera.
«Oggi è particolare perché non posso e non voglio nascondere l’emozione che ci anima. Si chiude un capitolo della Juve, mio e di Pavel (Nedved, ndr). Un capitolo che facciamo fatica a leggere e rileggere. Il mio lavoro è sempre stato quello di comprendere il contesto e indicare la direzione strategica della società», ha esordito Agnelli nel suo discorso.
«Quando parliamo di calcio, di cosa parliamo? Di industria dell’intrattenimento, dello sport, di cui è la principale attività. Un’industria da 750 miliardi quella dell’intrattenimento, con il solo sport che ne vale 140 miliardi e il calcio 43 miliardi. E’ giusto parlare del campo, ma ricordiamoci che dimensioni ha questa industria. Cerco da sempre le soluzioni più idonee guardando i dati. E basta vedere cosa fanno gli investitori istituzionali che inseguono le opportunità, sappiamo che i contenuti sono strategici e abbiamo delle enormi fan base e delle carenze di governance», ha aggiunto parlando di pregi e difetti del sistema calcio.
Parlando delle operazioni maggiori degli ultimi tempi, Agnelli ha ricordato: «Solo lo scorso anno abbiamo visto transazioni in M&A per Chelsea, Newcastle, Milan, Atalanta e Leeds. Numeri che fanno riflettere, ma ancora di più gli acquirenti di questi club (Boehly, RedBird, Pagliuca ecc). Guardiamo anche a operazioni come quella della Liga con CVC, o quella della Ligue 1. In Serie A dopo l’approccio di CVC stesso abbiamo ricevuto altre due lettere di intenti all’inizio di quest’anno e la Bundesliga sta valutando la cessione della parte di media internazionali. Abbiamo conosciuto il fenomeno della multiproprietà con RedBull, ma anche RedBird e 777 Partners. Poi molte speculazioni tra fondi miliardari e QSI (Qatar Sports Investments, ndr)».
«Io non penso che tutte le persone citate siano associazioni o ONG e a questo interesse non c’è una effettiva risposta dei nostri governatori, che non si sono evoluti e non colgono le differenze tra un gioco e un’industria. Quando ero presidente dell’ECA l’analisi del momento era evidente: c’era una non sostenibilità del sistema, una polarizzazione su due competizioni e disaffezione da parte dei tifosi. Spesso siamo stati criticati, ma mi ha fatto effetto leggere la proposta di riforma della Serie C di Ghirelli, che parlava di disaffezione», ha aggiunto l’ex presidente bianconero.
«La proposta dell’epoca prevedeva un aumento di stabilità e manteneva comunque un accesso tramite le leghe domestiche. Se penso alla Serie A, in 100 anni abbiamo avuto solamente 68 squadre. Queste proposte venivano fatte da ECA e UEFA assieme, non si è andati avanti ma quelle analisi rimangono valide ancora oggi. Se io personalmente avessi voluto mantenere una posizione di privilegio (carica di presidente, comitato esecutivo UEFA, presidente ECA ecc.) non avrei preso le decisioni del 2021. Credo che il calcio abbia bisogno di riforme strutturali per affrontare il futuro, altrimenti cederemo il passo alla Premier League, che nel giro di pochi anni attrarrà tutto il talento, marginalizzando le altre leghe».
Ma secondo Agnelli è «evidente che i regolatori attuali non vogliono affrontare i problemi mantenendo il loro status. La Corte Ue sarà chiamata a esprimersi sulla libera concorrenza e sulla posizione dominante della UEFA. Auspico che questa sentenza possa aprire a una gestione diversa dello sport a livello internazionale. Ringrazio Real e Barcellona che hanno affrontato le minacce di punizioni da parte della UEFA con coraggio, solamente perché ci siamo trovati in una stanza a studiare un futuro migliore per il calcio senza essere pre-autorizzati».
In chiusura, Agnelli ha ricordato i risultati raggiunti nella sua gestione: «Mi piacerebbe oltre a questo ricordare lo sviluppo immobiliare della nostra società, dallo stadio ai negozi e al J Medical. C’è stata la gestione di situazioni complesse, compresa l’ultima inchiesta che dovrà essere condotta nei prossimi mesi. Non dimentico i risultati sportivi, e da parte mia anche la Next Gen (la vecchia Under 23, ndr), che sta dando i suoi frutti con l’inserimento di talenti in prima squadra. Possiamo ambire ad avere il 50-60% della prima squadra da settore giovanile nel giro di 5-8 anni, con evidenti benefici anche sui costi».
Non sono mancati poi i ringraziamenti, dall’ex AD della Juve – attualmente all’Inter – Giuseppe Marotta a Fabio Paratici, passando per Maurizio Arrivabene, Federico Cherubini, Marco Re, Stefano Bertola e Cesare Gabasio. E senza dimenticare gli allenatori, da Maurizio Sarri ad Antonio Conte e ancora Massimiliano Allegri e Andrea Pirlo.