E Blankfein bloccò Cardinale dal comprare il Liverpool

«Scherzo sempre con i miei amici alla Goldman, “Ragazzi, ci siete costati un sacco di soldi”». Gerald “Gerry” Cardinale la prese così, con filosofia, quando nel 2009 Lloyd Blankfein –…

RedBird quote Fenway
(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

«Scherzo sempre con i miei amici alla Goldman, “Ragazzi, ci siete costati un sacco di soldi”». Gerald “Gerry” Cardinale la prese così, con filosofia, quando nel 2009 Lloyd Blankfein – banchiere statunitense che per oltre dieci anni fu CEO e presidente di Goldman Sachs – gli fece rifiutare quella che avrebbe potuto essere la più grande vittoria della sua carriera.

Lo racconta un lungo approfondimento dei giornalisti Hayley Cuccinello e Dakin Campbell su sito americano Business Insider. L’allora dealmaker di Goldman Sachs aveva l’opportunità di acquistare una quota di maggioranza del Liverpool. Cardinale conosceva poco la squadra inglese, ma sapeva che i Reds avevano un grande potenziale per superare il prezzo di 300 milioni di sterline (all’epoca circa 450 milioni di dollari).

Il comitato per gli investimenti in un primo momento rifiutò, ma Cardinale riuscì a convincerlo dopo aver coinvolto gli Yankees e i Dallas Cowboys come co-investitori. Ma Blankfein, che all’epoca ricopriva l’incarico di amministratore delegato di Goldman Sachs, mise fine all’accordo temendo che la banca d’affari potesse essere criticato dai media se avesse legando il proprio a nome a quello di un club con dei tifosi particolarmente accesi.

Come Gerry Cardinale decise di mettersi in proprio

«Con l’operazione Liverpool eravamo in anticipo sui tempi, ma con il senno di poi capisco la decisione», racconta ancora Cardinale, che proprio in quell’occasione iniziò a pensare di lasciare la banca per mettersi in proprio. Cardinale lasciò Goldman Sachs nel 2012 dopo 20 anni e lanciò RedBird Capital nel 2014. Oggi RedBird è un dealmaker di riferimento nello sport e nell’intrattenimento con 7,5 miliardi di dollari di asset e 65 dipendenti. Cardinale, che ora ha 55 anni, alla fine ha potuto investire nel Liverpool lo scorso anno prendendo una partecipazione nella sua proprietà, Fenway Sports Group, con una valutazione di 7,35 miliardi di dollari

Nell’ultimo anno Cardinale ha attirato il tipo di clamore solitamente riservato alle società che ha in portafoglio. In agosto ha acquistato il Milan, e ha collaborato con Jeff Zucker, ex amministratore delegato della CNN, per una nuova joint venture focalizzata sui media da 1 miliardo di dollari con la società di investimenti IMI di Abu Dhabi. E dietro i titoli, i rendimenti di RedBird sono all’altezza del clamore. Le attività del terzo fondo della società valgono già due volte il loro investimento iniziale e il fondo vanta un tasso di rendimento interno del 34%, ha detto un investitore. Dopo meno di tre anni, il fondo ha già restituito metà del capitale agli investitori.

RedBird sta raccogliendo ora in un quarto fondo per stare un passo avanti a concorrenti come Silver Lake, che ha una partecipazione nel Manchester City e in Liberty Media, e che spesso viene paragonata a RedBird. Inoltre, Cardinale sta compiendo mosse coraggiose come costruire un nuovo stadio per il Milan e rilanciare l’XFL, un campionato nazionale di football americano.

Diversificazione è sempre stata una parola chiave nell’attività di Gerry Cardinale. Business Insider ha parlato con 27 colleghi e coetanei dell’imprenditore per saperne di più sulle sue strategie vincenti. Quello che RedBird è in grado di fare è sfruttare la proprietà intellettuale per costruire aziende, anziché spremerle. In termini di missione, RedBird somiglia poco alle tipiche società attive nel buyout e cerca invece di trasformare le aziende con le loro attività sottostanti piuttosto che limitarsi a spremerle per generare profitto.

Nonostante il suo portafoglio, RedBird non è tanto guidata dall’amore per lo sport, quanto dalla passione di Cardinale per la proprietà intellettuale. La filosofia di RedBird consiste nell’investire in marchi Premium che possano essere utilizzati per costruire imprese più grandi, a volte partendo da zero. E tra le sfide del futuro c’è la costruzione di un nuovo stadio per il Milan, operazione che procede a rilento, ostacolata dalla burocrazia.

Cardinale ha un’ottima conoscenza delle operazioni di gestione e finanziamento degli impianti. Ai tempi di Goldman Sachs ha aiutato gli Yankees a finanziare il loro nuovo stadio e ha lavorato con la squadra per costruire un’attività di concessioni e merchandising con i Dallas Cowboys. RedBird è anche proprietaria della squadra di calcio francese Tolosa dal 2020 e Cardinale ha familiarità con le operazioni del Liverpool attraverso il Fenway Sports Group.

L’attuale stadio del Milan, San Siro, ha quasi un secolo di vita e sia i rossoneri che l’Inter non hanno mai preso in considerazione l’ipotesi di una ristrutturazione. Cardinale è ottimista sul fatto che il Milan arriverà ad avere un nuovo stadio. Nel frattempo, RedBird sta già lavorando per far crescere il club rossonero, come dimostra anche la partnership con gli Yankees, co-investitori nella società. Ad esempio, le squadre vendono l’una il merchandising dell’altra nei rispettivi stadi e YES Network trasmette le partite del Milan. Non solo, secondo Business Insider sarebbe in corso anche la programmazione di una partita del Milan allo Yankee Stadium.

Eppure, nonostante Cardinale abbia tifato per le squadre di Philadelphia da bambino, non è mai stato un tifoso sfegatato in vita sua. Con diplomazia, ha detto a Business Insider che oggi le sue squadre preferite sono quelle in cui ha investito. La stessa diplomazia che gli è servita per ottenere la fiducia delle celebrità oltre che dei proprietari. Il suo cast di co-investitori comprende la star dell’NBA LeBron James, che ha partecipato all’offerta per il Milan, e l’attore Dwayne “The Rock” Johnson, che ora è co-proprietario della XFL.

Gerry Cardinale e Dwayne Johnson

Gli affari della RedBird di Cardinale

E RedBird? La società è in buona salute, ma Cardinale non si accontenta mai e punta a crescita e diversificazione. A settembre, RedBird ha venduto la sua partecipazione del 40% in OneTeam Partners, una società che si occupa di gestione dei diritti di proprietà intellettuale, sulla base di una valutazione – secondo fonti vicine all’operazione – pari a 1,9 miliardi di dollari. L’azienda, che ha due anni di vita, è stata fondata dopo che i sindacati dei giocatori della NFL e della MLB si sono rivolti a questa società per creare una realtà che negoziasse i diritti di nome, immagine e di sembianza su base collettiva. Quando più di sei giocatori di una stessa lega sono presenti in un prodotto come un videogioco o delle carte collezionabili, sono i sindacati dei giocatori a riscuotere le royalties anziché i singoli atleti.

RedBird ha raccolto quasi 2,5 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi e il quarto fondo, secondo una fonte vicina alla società, dovrebbe chiudersi entro la metà del 2023. Il piano a lungo termine prevede che RedBird avvii un quinto fondo focalizzato sullo sport, i media e l’intrattenimento, con capitali separati per i servizi finanziari e il venture.

Uno degli obiettivi del quarto fondo è quello di realizzare dei raggruppamenti di realtà attive nei servizi finanziari come RedBird ha già fatto in passato. Sebbene le sue operazioni nel settore dell’intrattenimento siano sotto i riflettori, un quarto delle sue attività proviene dalla gestione patrimoniale e dalle assicurazioni. L’obiettivo è sempre quello di approfittare di segmenti di mercato frammentati con aziende che hanno un flusso di cassa ricorrente a lungo termine.

«In fondo, lavoriamo senza sosta – ha commentato Cardinale –. È un lavoro che va dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. Ma è così che la nostra azienda è impostata. Non fatevi ingannare dai luccichii di “Top Gun” e dalle faccende sportive.  È sempre la stessa cosa».