Spuntano due questioni per i club di Serie A per quanto riguarda il versamento delle tasse sospese. Scaduto ieri, giovedì 29 dicembre, il termine per il versamento delle prime tre rate riferite all’Iva e alle ritenute, resta da sciogliere ancora qualche nodo per operatori e professionisti.
La sequenza delle proroghe dei versamenti, avvenute spesso con formulazioni normative diverse, ha prodotto un intricato schema che andrà chiarito per consentire ai club di poter pianificare la regolarizzazione dei pagamenti dovuti. La legge di Bilancio 2023 – spiega Il Sole 24 Ore – fissa a ieri la scadenza del termine per il pagamento delle prime tre rate (con maggiorazione del 3%), relative ai versamenti sospesi delle sole ritenute e dell’Iva, lasciando fuori dal pacchetto della proroga le imposte dirette, i contributi previdenziali e assistenziali, e i premi assicurativi che al momento risultano scaduti il 22 dicembre.
Sono due, spiega il quotidiano, le questioni principali. Innanzitutto quali sono i versamenti che avrebbero potuto essere rateizzati fino a ieri come previsto dall’ultima legge di Bilancio. Questa richiama prima di tutto alla legge di Bilancio dello scorso anno, che fa riferimento alle ritenute e all’Iva del periodo gennaio/aprile 2022. A questo primo richiamo, che sembrerebbe delimitare l’ambito oggettivo della rateizzazione, si aggiunge un rinvio generico agli ulteriori interventi di proroga.
E qui c’è un primo scoglio, perché se il decreto Energia ha prorogato anche i termini in scadenza compresi tra maggio e luglio 2022, stesso discorso non vale per le successive proroghe. Il mancato richiamo ai “termini in scadenza” porterebbe a delimitare il periodo di sospensione dei versamenti da gennaio a luglio 2022. Di fronte a questo groviglio interpretativo sarebbe quindi opportuno un intervento dell’Agenzia delle Entrate per chiarire il perimetro dei versamenti rateizzabili che, per non penalizzare gli enti potrebbe tenere conto del periodo gennaio/novembre 2022.
La seconda questione riguarda invece le imposte dirette e i contributi previdenziali e assistenziali che, in quanto esclusi dalla legge di Bilancio sono scaduti il 22 dicembre. Per chi è riuscito ieri a “salvare” i soli versamenti delle ritenute e dell’Iva resta da sbrigliare la matassa delle scadenze e quali misure adottare per definire i rapporti con il fisco.
Una soluzione potrebbe essere quella del “ravvedimento operoso”, che permette di rimediare a omissioni, ritardi, irregolarità pagando una sanzione inferiore rispetto a quella che spetterebbe nel caso in cui fosse l’Agenzia delle Entrate ad irrogarla. In alternativa – conclude Il Sole 24 Ore – si potrebbe prevedere un’agevolazione ad hoc senza sanzioni e interessi.