Ultimatum del Comune di Roma alla Lazio sullo stadio Flaminio: “Non possiamo aspettare in eterno”, dice l’assessore capitolino allo Sport, Alessandro Onorato, che poi fissa la deadline: “Possiamo aspettare al massimo entro la fine dell’anno, poi a quel punto esplorare anche altre personalità”.
Nel corso della commissione capitolina Sport è stato fatto il punto sulla situazione del progetto: “Alla fine del mese di agosto- ricostruisce Onorato – c’è stata una richiesta di documentazione da parte della Società sportiva Lazio sulla struttura dello stadio Flaminio. Il dipartimento Sport ha prontamente fornito tutti i documenti necessari e a questo punto siamo in attesa del presidente della Lazio Claudio Lotito e della Società sportiva Lazio se vuole davvero presentare un progetto per quella struttura”.
Quindi l’ultimatum: “Non possiamo aspettare in eterno una disponibilità e una progettualità concreta della Lazio, sarebbe l’errore che hanno fatto le giunte precedenti tanto che oggi il Flaminio è diventato il simbolo dell’immobilismo. I documenti sono nelle mani del presidente Lotito, il Comune può esprimersi sulla fattibilità del progetto se ce n’è uno, che a oggi non c’è. Possiamo aspettare al massimo entro la fine dell’anno, poi a quel punto esplorare anche altre personalità”.
Nel corso della commissione capitolina Sport, presieduta da Nando Bonessio, hanno preso la parola due architetti che, tra le altre cose, hanno fatto il punto sull’aspetto più controverso e centrale della vicenda, ovvero la copertura dell’impianto e il suo adeguamento dagli attuali 25-28 mila posti ai circa 40mila necessari. Il tutto nel rispetto dei vincoli gravanti sulla struttura progettata da Pier Luigi e Antonio Nervi tra il 1957 e il 1958.
Al termine della commissione, il presidente Nando Bonessio ha condiviso la deadline imposta dall’assessore allo Sport Alessandro Onorato alla Lazio (“presenti il progetto entro la fine dell’anno”) e ha ipotizzato, nel caso in cui non si concretizzi lo stadio per la società biancoceleste, la realizzazone di un velodromo coperto (“C’è n’è uno solo in Italia”), o di un impianto di atletica leggera indoor che potrebbe diventare punto di riferimento del settore in vista degli Europei del 2024. A quel punto puntando anche su risorse nazionali stanziate dal Governo.