San Siro «vetusto» e costoso: ecco il perché del no ai referendum

Perché il Comune di Milano, attraverso il Collegio dei Garanti, ha detto no ai referendum contro il progetto del nuovo San Siro? Nella serata di ieri è infatti arrivata la…

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Perché il Comune di Milano, attraverso il Collegio dei Garanti, ha detto no ai referendum contro il progetto del nuovo San Siro? Nella serata di ieri è infatti arrivata la conferma ufficiale della bocciatura dei due quesiti referendari proposti. Le richieste di referendum riguardavano due quesiti: uno propositivo per salvaguardare l’attuale Meazza con una ristrutturazione e uno abrogativo per cancellare la delibera della giunta comunale che aveva approvato il pubblico interessere per il progetto delle due società.

Il Collegio dei Garanti nella sua decisione pubblicata sull’albo pretorio del Comune non esclude, a priori, la strada del referendum, considerando che possa andare avanti in parallelo al dibatitto pubblico (tema su cui il Comune aveva espresso l’ipotesi di una possibile contrapposizione), ma basa il suo giudizio di due delle tre verifiche di fattibilità tecnica e contabile, da cui emerge un esplicito esito negativo della verifica complessiva di entrambe le richieste di referendum.

“La verifica della Direzione Rigenerazione Urbana fa presente che i pareri tecnici sul progetto delle due squadre calcistiche, FC Internazionale e AC Milan, a suo tempo rilasciati, confermano la fattibilità degli interventi proposti e quindi di contro precludono la fattibilità tecnica di quanto proposto sia col quesito referendario propositivo, sia con quello abrogativo”, spiegano i Garanti. In particolare, si legge nel parere, sulla richiesta di “”salvaguardare lo Stadio Meazza nella sua attuale funzione, senza procedere all’edificazione di un nuovo impianto sportivo con la medesima funzione”, la Direzione Rigenerazione Urbana sottolinea come San Siro sia “uno stadio vetusto” e che, come sottolineato dai club, “la ristrutturazione dello stadio Meazza, oltre a generare problemi di utilizzo nel corso dei lavori sulla struttura da parte dei due Club – durante le varie fasi del cantiere di ristrutturazione stimata in circa 5-6 anni, la capienza dello stadio si ridurrebbe significativamente e non potrebbe garantire prestazioni equivalenti a quelle di un impianto di nuova generazione”.

“Il parere sfavorevole della Direzione Lavoro Giovani e Sport si fonda sulla considerazione che la gestione e il mantenimento di uno stadio di grande capienza come il Meazza è sostenibile solo se vengono svolti gli incontri calcistici di campionato e non è prevedibile che soggetti terzi possano avere interesse a prendere in gestione la struttura, considerati i rilevanti costi di utilizzo e mantenimento. Pertanto, l’eventuale accoglimento dei quesiti referendari comporterebbe la necessità della gestione diretta dell’impianto da parte del Comune di Milano, con costi di manutenzione che, solo per la parte straordinaria, si stimano in circa 5 milioni annui”, prosegue il Collegio dei Garanti.

Infine, la valutazione “espressa dalla Direzione Bilancio e Partecipate è indefinita, per la rilevata assenza di elementi quantitativi economico contabili nei quesiti referendari che possano fornire indicazioni utili a un parere di fattibilità. Le proposte, secondo la Direzione, conterrebbero solo il rinvio a successive azioni (concorso internazionale, “piano generale d’area San Siro”, coinvolgimento della cittadinanza), da cui non è possibile ricavare elementi quantitativi”, conclude il parere.