Nel 1980 gli amministratori delegati più pagati avevano un salario pari a 45 volte quello di un loro dipendente. Nel 2008 la media delle remunerazioni dei primi 10 top manager italiani era di 6,41 milioni di euro, 416 volte lo stipendio medio annuo di un operaio; nel 2020 è stata di 9,59 milioni, cioè 649 volte. Sono i numeri che emergono dall’analisi del Corriere della Sera.
Un secondo dato che viene riportato è che, secondo l’Ocse, l’Italia è l’unico Paese europeo che negli ultimi 30 anni ha registrato una regressione dello stipendio medio annuale del 2,9%.
Se 21 Paesi europei applicano per legge il salario minimo universale, altri sei (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) lo applicano settore per settore, nessuno si pone il problema del salario massimo e se debba esserci un rapporto fra lo stipendio dei top manager e quello dei loro dipendenti, sottolinea il quotidiano.
Adriano Olivetti diceva che «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario più basso». In quegli anni di boom economico per il nostro Paese, l’amministratore delegato della Fiat Vittorio Valletta guadagnava 12 volte un operaio. L’ultimo stipendio di Sergio Marchionne in FCA nel 2017 fu 9,7 milioni di euro: 437 volte quello di un metalmeccanico. Carlos Tavares, attuale CEO di Stellantis, nel 2021 ha percepito 19,10 milioni di euro e guadagna sulla carta 758 volte un suo metalmeccanico.
La linea dettata da Olivetti viene rispettata dalla media degli stipendi dei dirigenti intermedi. Nel 2008 ci volevano 8,3 stipendi di un operaio per fare quello di un dirigente medio, nel 2020 si è passati a 10. In questi dodici anni lo stipendio medio di un operaio è sceso del 4%.
C’è anche chi va in controtendenza. In Banca Etica il direttore generale e la presidente nel 2020 hanno percepito rispettivamente un compenso totale di 157.368,48 e 74.481,56 euro: il rapporto tra lo stipendio più basso e quello più alto è al massimo di sei volte. Stessa politica per le altre 13 banche etiche europee dove il rapporto tra la remunerazione più bassa e quella più alta arriva al massimo a 12,6 volte.
Negli Stati Uniti si parla di “pay gap” per riferirsi alla differenza salariale, e dal 2018 per tutte le aziende quotate è obbligatorio renderla nota alla Sec, la Consob americana. Secondo l’America Federation of Labor nel 2020 la retribuzione media degli amministratori delegati delle aziende quotate allo S&P 500 è stata di 299 volte superiore a quella mediana dei lavoratori.
Ci sono però alcune eccezioni:
- Kevin Clark, Ceo della società di componenti automobilistici Aptiv PLC, con i suoi 31,2 milioni di dollari ha guadagnato 5.294 volte lo stipendio mediano.
- David Goeckeler (Western Digital Corporation): 35,7 milioni di dollari, 4.934 volte quello mediano.
- Sonia Syngal (The Gap): 21,9 milioni di dollari, con un divario di 3.113.
- Christopher Nassetta del Gruppo Hilton (55,9 milioni di dollari, 1.953 di divario)
- John Donahoe II della Nike (55,5 milioni di dollari, 1.935 di divario)
- James Quincey della Coca-Cola (18,4 milioni, 1.621 volte).
Lo studio dell’Economic Policy Institute mostra che negli USA, dal 1978 al 2018, le remunerazioni dei Ceo sono cresciute del 940%, quelle dei manager del 339,2%, mentre il salario del lavoratore tipo solo dell’11,9%.