Exor con Gedi acquista il 30% di Stardust, società dei nuovi patron della Triestina

Gedi, gruppo che fa capo alla Exor della famiglia Agnelli-Elkann, ha acquisito il 30% del capitale di Stardust, società nata nel maggio del 2020 e che oggi può contare su…

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Gedi, gruppo che fa capo alla Exor della famiglia Agnelli-Elkann, ha acquisito il 30% del capitale di Stardust, società nata nel maggio del 2020 e che oggi può contare su 500 creator-influencer in scuderia che producono 1.200 contenuti originali al giorno per 150 milioni di visualizzazioni cross platform giornaliere.

Un’operazione pensata per andare a pescare in quella «enorme fetta di mercato che fruisce di informazione e intrattenimento di qualità sui social network», ha spiegato l’ad di Gedi Maurizio Scanavino.

Stardust, creata da Simone Giacomini, presidente della Triestina, insieme con Antonino Maira e Fabrizio Ferraguzzo, nel 2021 ha registrato un fatturato pari a 10 milioni.

A metà del 2021 in Stardust è entrato anche il Fondo Alchimia di Paolo Barletta che ne ha acquisito il 34 per cento. L’operazione di Gedi è stata possibile proprio rilevando quote da alcuni business angel e da Alchimia la cui presenza nel capitale scende così al 17,5 per cento. Gedi avrrà il 30% come detto, poi il 5% del fondo Falcon e il resto i fondatori. Il 30% rappresenta un primo step per Gedi che potrà raggiungere una quota tra il 60 e il 100% nel periodo 2023-2025.

«Per Stardust, dopo l’ingresso di Alchimia l’alleanza con Gedi rappresenta un capitolo fondamentale di un percorso di crescita», spiega Giacomini.

«Non è un’operazione finanziaria, ma industriale. I Millennials e la Generazione Z in particolare trascorrono poco meno di 3 ore al giorno sulle diverse piattaforme. Con Stardust la nostra strategia digitale compie un deciso passo in avanti perché ci permette di distribuire a nuove audience i nostri contenuti in ambito news, audio e intrattenimento, assicurandoci il presidio nativo delle piattaforme e dei linguaggi dei social», dice l’ad Gedi, Scanavino.

In questo quadro Scanavino non intravede problematiche legate a possibili resistenze dei giornalisti: «Al contrario tutti capiscono l’importanza di portare l’informazione di qualità anche alle nuove generazioni. Puntare solo allo sviluppo della parte tradizionale sarebbe una strategia poco orientata al futuro».

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