La tregua legata alla riduzione delle accise su benzina e gasolio ha già iniziato la sua fase discendente. E, come riporta il Sole 24 Ore, il rincaro dei prodotti raffinati ha rifatto salire i listini. Dopo il calo di circa 25 centesimi al litro, già ieri infatti l’Eni aveva sugggerito ai suoi benzinai di alzare i prezzi di circa 6 centesimi. Anche perché il prezzo dei carburanti, al netto di accise e IVA, è libero e riguarda le singole compagnie.
Il tema infatti è che le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi in una settimana sui listini Cif Med sono salite di 150 dollari riguardo alla tonnellata per la benzina e 300 dollari per il gasolio. Si parla di variazioni, tradotte in euro al litro, pari a circa 10-12 centesimi di rincaro per la benzina e 25-25 centesimi in più sul gasolio e così alcune compagnie hanno cominciato a rivedere i prezzi al rialzio.
Il tutto mentre il decreto taglia-accise ha scatenato le polemiche non solamente dei grossisti di Assopetroli e Assoenergia, ma anche dei benzinai tramite le tre maggiori associazioni dei benzinai Figisc, Fegica e Faib. Il decreto «non contempla nessun meccanismo di compensazione», dicono per esempio Figisc e Faib. Ovviamente le due associazioni condividono la finalità del taglio fiscale, «utile a calmierare il prezzo finale», ma «se esiste un quadro di relazioni particolari, questo è proprio quello che regola il rapporto tra gestore e fornitore o proprietario dell’impianto». Secondo la Fegica, il ribasso fiscale (30,5 centesimi tra accisa e Iva) è quasi dieci volte superiore al margine medio di 3,5 centesimi al litro che ripaga il lavoro del benzinaio.
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