Il presidente francese Emmanuel Macron sta giocando un ruolo da grande protagonista nella crisi ucraina. L’inquilino dell’Eliseo è infatti il presidente di turno dell’Unione europea e quindi è titolato a parlare per l’intera Unione. Inoltre, da quando il Regno Unito è uscito dalla stessa Ue, Macron è il massimo rappresentante dell’unico Paese del Vecchio continente che è membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (gli altri stati sono gli Usa, la Russia, la Gran Bretagna e la Cina). Non a caso negli ultimi giorni il presidente francese è stato tra i maggiori negoziatori della crisi nei colloqui che tengono accesa la speranza di una tregua il prima possibile.
Macron, però, è anche in ultima istanza anche il principale azionista di Renault, guidata dall’amministratore delegato italiano Luca de Meo, visto che lo Stato francese ha il 15,01% della casa automobilistica transalpina. Questa a sua volta è anche la principale azionista di Nissan in un un gioco di alleanze incrociate che l’asse Renault-Nissan-Mitsubishi uno dei principali protagonisti mondiale del settore automobilistico a livello mondiale.
Infatti la società “Alleanza Renault-Nissan BV” è detenuta pariteticamente da Renault (50%) e Nissan Motors (50%). Le due aziende hanno però partecipazioni incrociate molto differenti tra loro: Renault detiene il 43,4% di Nissan Motors e Nissan detiene il 15% di Renault.
In questo scenario, mentre tutte le grandi case automobilistiche stanno ritirandosi dalla Russia (ivi inclusa Stellantis nel cui azionariato oltre alla Exor degli Agnelli-Elkann e alla famiglia Peugeot figura lo stesso Stato francese) Renault ha mantenuto intatti i legami di lunga data con la Russia nonostante la guerra in Ucraina poiché è preoccupata per l’alto costo di ritirarsi. Il produttore francese, come ha spiegato il sito specializzato Automotive News citando persone vicine all’azienda, vuole evitare la nazionalizzazione della sua controllata AvtoVAZ, che svolge un ruolo chiave nella piano industriale di svolta del gruppo francese. La posizione di Renault, spiega Automotive News, sarebbe sostenuta dal governo francese.
Un portavoce di Renault continua a monitorare la situazione. Ma intanto oggi la è ripresa produzione di Lada nell’impianto ex Fiat di Togliattigrad (oggi di proprietà di AvtoVAZ) e Renault è diventata l’unica grande casa automobilistica globale che non si è ritirata né dal commercio con la Russia né dalla produzione nelle fabbriche locali.
Il punto è che business is business: Renault ha una partecipazione del 68% in AvtoVAZ, il produttore del marchio Lada, e la Russia pesa per circa il 10% delle entrate della società transalpina (maggior Paese dopo la Francia). Infatti Renault ha circa il 30% del mercato automobilistico russo e uno staff di circa 40.000 persone nel Paese. Dall’inizio della guerra all’Ucraina, il governo francese ha fatto poche dichiarazioni pubbliche su Renault. Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha detto che le aziende private sono libere di prendere le proprie decisioni sull’opportunità di continuare a fare affari con la Russia purché «aderiscano rigorosamente e rigorosamente alle sanzioni».
Il tutto mentre l’altro socio di AvtoVAZ è Rostec State, un conglomerato della difesa di proprietà del governo russo, è guidato da Sergey Chemezov, uno stretto alleato di Putin che è nella lista degli Stati Uniti degli individui sanzionati.
È evidente in questo quadro come la posizione di Renault strida all’interno di un mondo automobilistico che ha immediatamente preso posizione. Stellantis ha sospeso l’importazione e l’esportazione di auto dal paese, parte di un ampio pullback che include Volkswagen Group, Toyota Motor e Mercedes-Benz. Anche l’alleato giapponese di Renault, Nissan, ha fermato le esportazioni. Mentre le case automobilistiche cinesi che operano in Russia, tra cui Haval, Chery e Geely della Grande Muraglia, hanno il potenziale per guadagnare quote di mercato, secondo gli analisti.