Sky, Rai e Mediaset: persi due mld di ricavi in 10 anni

I ricavi complessivi registrati nel 2020 dalle imprese del settore televisivo hanno avuto una flessione dell’8,7% rispetto al 2019, con Sky e Mediaset che sono le aziende ad aver fatto…

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I ricavi complessivi registrati nel 2020 dalle imprese del settore televisivo hanno avuto una flessione dell’8,7% rispetto al 2019, con Sky e Mediaset che sono le aziende ad aver fatto registrare il calo maggiore. E’ quanto emerge dal focus dell’Agcom, che ha analizzato i ricavi tra il 2016 e il 2020 delle maggiori imprese operanti nel settore televisivo.

Ricavi tv 2010 2020 – Il calo tra il 2019 e l’anno successivo

«Con riferimento all’intero periodo considerato (2016-2020) – si legge nel report –, l’andamento aggregato dei ricavi delle maggiori imprese operanti nel settore televisivo, registra una flessione del 12,0%, con un calo che, in valore assoluto, è superiore ad un miliardo di euro. Il valore complessivo dei ricavi è stimato, nel 2020, pari a 7,89 miliardi di euro in calo rispetto all’anno precedente dell’8,7%».

«Tale risultato è dovuto in particolare alla riduzione delle risorse provenienti dalla vendita di spazi pubblicitari (-10,3%) e da quelle concernenti il segmento delle offerte a pagamento (-8,2%). Maggiormente intensa della media è risultata la riduzione per Mediaset (-9,2%) e Sky (intorno al -10%), mentre la Rai limita al -5,4% la diminuzione degli introiti complessivi, con il canone che flette del 4% e la pubblicità del -6,5%».

«Al riguardo, va osservato che quest’ultima componente non include, per mancanza di adeguate informazioni contabili relative al mercato italiano, gli introiti delle società che vendono servizi video in streaming quali ad esempio DAZN, Netflix, Prime Video (Amazon), Disney+. Come conseguenza di questi andamenti, la composizione dei ricavi dei principali operatori di settore vede il canone del servizio pubblico rappresentare il 21,9% delle risorse, la pay Tv circa il 31,6% e la pubblicità il 34,1%», specifica il documento.

Ricavi tv 2010 2020 – I risultati del decennio

Allargando invece lo sguardo al periodo 2010 – 2020, l’andamento complessivo dei ricavi dei tre principali attori del settore televisivo (Gruppo Rai, Mediaset e Sky Italia) ha visto una riduzione di oltre due miliardi di euro (da 9,20 a 7,19, pari a una riduzione del 21,9%). In relazione alla tipologia di ricavo, gli introiti pubblicitari si sono ridotti di 1,45 miliardi mentre la flessione delle risorse fornite da servizi video a pagamento è stata di circa 530 milioni.

La componente economica rappresentata dal canone di abbonamento Rai non ha subito rilevanti variazioni e, valutando l’effetto derivante dall’andamento dell’indice dei prezzi al consumo, in termini reali, il valore contabile del 2020 (1,73 miliardi) è inferiore a quello del 2010 (1,66 miliardi). È possibile individuare due distinti sottoperiodi; quello che va dal 2010 al 2015 e quello seguente che va dal 2016 al 2020.

Tale approccio consente di meglio evidenziare l’evoluzione del settore della pubblicità e quello delle offerte di servizi a pagamento, alla luce dei rilevanti cambiamenti che hanno caratterizzato il settore dei servizi media audiovisivi nell’ultimo decennio. Il primo periodo considerato (2010-2015), infatti, si caratterizza per una forte flessione degli introiti pubblicitari, per effetto sia della crisi economica, sia della contemporanea crescita della pubblicità online, che ha drenato crescenti risorse dai tradizionali mezzi di comunicazione.

Ricavi tv 2010 2020 – L’effetto streaming

Il secondo periodo (2015- 2020), oltre alla perdurante (ma con minore intensità) flessione degli introiti pubblicitari si caratterizza, in particolare, dalla riduzione per 490 milioni delle risorse derivanti dall’offerta di contenuti a pagamento. In riferimento a quest’ultimo aspetto, emerge l’impatto concorrenziale esercitato dall’ingresso e la diffusione sul mercato di nuovi soggetti attivi sia nell’acquisizione di diritti su programmi televisivi prima detenuti da altre imprese (es. DAZN e Amazon per quelli sportivi), sia nell’offerta di contenuti video in streaming (Disney+, Tim Vision, Rakuten, Amazon Prime Video, Netflix ecc.), con l’effetto di erodere clientela e audience agli operatori “storici”.

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