Da Tahiti al Mondiale per Club: la favola dell'AS Pirae

Sono studenti, lavoratori, vigili del fuoco, agenti di polizia, imprenditori o disoccupati e sognano di affrontare il Chelsea: i tahitiani dell’AS Pirae sono la novità del Mondiale per Club che…

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Tahiti (Photo credit should read GREGORY BOISSY/AFP via Getty Images)

Sono studenti, lavoratori, vigili del fuoco, agenti di polizia, imprenditori o disoccupati e sognano di affrontare il Chelsea: i tahitiani dell’AS Pirae sono la novità del Mondiale per Club che inizia oggi ad Abu Dhabi, con il club che esordirà contro i padroni di casa dell’Al-Jazeera

AS Pirae è una squadra amatoriale, il cui livello è paragonabile alla quinta divisione del calcio europeo. «La nostra ambizione è passare il primo turno. Conosciamo il divario che separa il nostro livello e il calcio internazionale. Sarebbe un’impresa, ma in una partita tutto è possibile», si augura Heimana Salem, presidente del club della Polinesia francese.

La squadra di Tahiti è stata scelta dall’OFC, Oceania Football Confederation, in seguito al ritiro dei neozelandesi dell’Auckland City per via delle restrizioni legate all’emergenza Covid in Nuova Zelanda. Nonostante Tahiti sia ufficialmente un territorio francese, parteciperanno alla Coppa del Mondo per club, rappresentando l’Oceania per discorsi di tipo geografici.

I tahitiani sfideranno così oggi il club del paese ospitante, Al-Jazeera. «Non ho idea del loro livello, ma sono dei professionisti. Con due vittorie, possiamo giocare contro il Chelsea», ha detto il capitano Naea Bennett. Per raggiungere i campioni d’Europa in semifinale, sarà necessario battere Al-Jazeera e poi i sauditi dell’Al-Hilal, rappresentanti della confederazione asiatica. Il capitano Bennett ha un’esperienza di alto livello, ma sulla sabbia: è stato capitano del “Tiki Toa”, la selezione tahitiana di beach soccer, vicecampione del mondo nel 2015 e 2017. Sull’erba, il livello dei calciatori tahitiani diminuisce: l’Oceania non ha il livello strutturale degli altri continenti.

Tra i giocatori polinesiani spicca la storia di Rooarii Tinirauarii, 24 anni, agente di polizia con un passato da missionario mormone in Togo. Per partecipare al mondiale per club ha dovuto scrivere una lettera al capo della polizia per avere un permesso visto che non aveva più ferie. «Non posso credere che tutto questo stia realmente accadendo – le parole di Rooarii al sito della Fifa – Ogni volta che mi sveglio mi ci vogliono pochi secondi per rendermi conto che non sto sognando ma sono relamente al Mondiale per Club. Siamo dilettanti. Tutti noi abbiamo un lavoro e abbiamo scoperto solo a Natale che avremmo partecipato a questa competizione. È pazzesco pensare che il mio nome sarà nella lista della squadra insieme a Kante, Thiago Silva, Lukaku».

La partecipazione di Rooarii al Mondiale per club è stata in bilico: non aveva abbastanza giorni di ferie. Determinante la sua lettera inviata al capo della polizia: «Ero spaventato – ha aggiunto l’attaccante – quando ho scritto la lettera ero preoccupato perché temevo che il capo della polizia avrebbe detto di no pensando che il calcio è un hobby invece mi ha dato il via libera dicendomi che era un onore avere un poliziotto che gioca al Mondiale per club».

«Non parlo ovviamente di risultati, ma della voglia di mostrare i nostri valori con spirito guerriero. Per questo mi fido dell’allenatore, è mio cugino di primo grado», ha Tanetoa Haumau, difensore centrale di 17 anni che ha lasciato la Polinesia per la prima volta in vita sua, sperando di catturare l’attenzione di Thomas Tuchel: «Non si sa mai…».

Prima della partenza, sette giocatori, di cui cinque giocatori, sono risultati positivi al Covid-19. Il portiere Teva Durot e l’attaccante Benoît Mathon, hanno dovuto arrivare il giorno prima della partita dopo un viaggio di oltre 30 ore.  «Questo viaggio e tutte queste avventure hanno finalmente messo in un buon stato d’animo i giocatori: combatteranno e daranno il 300% per creare una favola sportiva», ha affermato il responsabile della comunicazione della squadra, Nahema Temarii. Al di là dell’avventura vissuta, la squadra tornerà a casa con almeno 500.000 dollari, ricavati dai premi della FIFA. «È un’opportunità economica che ci permetterà di strutturare il nostro club e siamo lieti di condividerla con altri 16 club (dell’Oceania), di cui un secondo di Tahiti», ha dichiarato il presidente Salem.

Il calcio tahitiano riacquisterà luce, come nel 2013 quando la sua selezione riuscì a qualificarsi per la Confederations Cup in Brasile. Nonostante tre pesanti sconfitte, il “Petit Poucet”, che aveva venduto vassoi di polli per finanziare il suo viaggio, era diventato il beniamino del pubblico. Era, tuttavia, un sogno senza un grande futuro, secondo Marama Vahirua. «Il nostro calcio si è evoluto molto da allora, ma è ancora il mondo amatoriale. Il titolo si gioca ogni anno tra due o tre club, compreso l’AS Pirae. Stiamo girando un po’ in tondo.  Ci sono tante persone che amano il calcio, che improvvisano le partite con gli amici. Ma questo non va oltre», conclude l’attuale vice allenatore del Nizza under 19.