C’è anche il patron del Chelsea Roman Abramovich nell’elenco degli oligarchi russi a rischio sanzione da parte degli Usa per le vicende in Ucraina, secondo quanto riportato da Forbes. Una dozzina di miliardari vicini al presidente russo Vladimir Putin sono già stati infatti bollati come fuorilegge economici internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2014 o in seguito all’interferenza della Russia nelle elezioni americane del 2016.
Ne restano tuttavia tre che, per ora, hanno evitato qualsiasi sanzione: si tratta di Roman Abramovich, Alisher Usmanov e Leonid Mikhelson, che insieme valgono 58,3 miliardi di dollari secondo Forbes.
Oltre a suggerire che lo stesso Putin potrebbe essere soggetto a sanzioni, l’amministrazione Biden ha rivelato poco sui miliardari che intende prendere di mira. Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato lunedì che l’amministrazione Biden ha identificato persone “all’interno o vicino alla cerchia ristretta del Cremlino” che “svolgono un ruolo nel processo decisionale del governo o sono almeno complici del comportamento destabilizzante del Cremlino. Sono vulnerabili”, ha detto, “a causa dei loro profondi legami finanziari con l’Occidente”.
Le persone sanzionate perdono l’accesso al sistema finanziario statunitense e a tutti i beni che sono sotto la giurisdizione americana. Le punizioni sono state efficaci almeno per intaccare la ricchezza di alcuni oligarchi.
Tra i tre miliardari russi, secondo Forbes, c’è quindi Roman Abramovich, numero uno del Chelsea con un patrimonio stimato in 13,8 miliardi di dollari. La sua fortuna deriva principalmente dalle partecipazioni da miliardi di dollari nelle società russe Evraz e Norilsk Nickel, con un impatto dq 2,7 miliardi sul patrimonio derivante dal solo Chelsea. Nonostante un rapporto stretto con Putin, finora Abramovich ha sempre evitato sanzioni: il leader dell’opposizione del Cremlino Alexei Navalny, che è stato avvelenato nel 2020 ed è attualmente incarcerato, da anni chiede alle nazioni occidentali di punire Abramovich così come il collega oligarca Alisher Usmanov. Ma il motivo per cui finora sarebbe stato risparmiato, spiega Forbes, è stata la sua amicizia con Ivanka Trump, figlia dell’ex presidente degli Stati Uniti, e suo marito, Jared Kushner.
Il secondo oligarca nel mirino degli Usa sarebbe Alisher Usmanov, già azionista dell’Arsenal con la sua quota del 30% venduta per 712 milioni di dollari al miliardario americano Stanley Kroenke, proprietario tra gli altri anche dei Los Angeles Rams. Il legame di Usmanov col calcio, tuttavia, è ancora vivo: la sua USM Holdings è partner dell’Everton dal 2017.
Usmanov, secondo Forbes, ha un patrimonio netto da 16,4 miliardi di dollari, che deriva in particolare dalla partecipazione nel gigante dell’acciaio Metalloinvest, oltre ad essere stato uno dei primi investitori in Facebook mentre oggi possiede partecipazioni nel colosso tecnologico cinese Xiaomi e in altre società di telecomunicazioni, minerarie e dei media, da Uber a Spotify passando per Alibaba, Airbnb e Zalando. I legami di Usmanov con Putin vanno oltre il business. È sposato con Irina Viner, leggendaria allenatrice di ginnastica ritmica che ha aiutato Alina Kabaeva, ampiamente ritenuta l’amante di Putin, a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2004.
Infine, il terzo miliardario nel mirino sarebbe Leonid Mikhelson, il più ricco dei tre con un patrimonio stimato in 28 miliardi di dollari: fondatore e presidente del produttore di gas naturale Novatek, Mikhelson è anche partner commerciale di Gennady Timchenko, un oligarca con un patrimonio netto di 23,5 miliardi di dollari, che gli Stati Uniti hanno sanzionato dal 2014.