The Economist (Exor), Draghi al Quirinale non è un bene per l'Italia

Dalle ore 15 di oggi, 24 gennaio, inizieranno le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica italiana. A scegliere il nuovo inquilino del Quirinale sarà un collegio elettorale di 1.009…

Draghi Cts

Dalle ore 15 di oggi, 24 gennaio, inizieranno le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica italiana. A scegliere il nuovo inquilino del Quirinale sarà un collegio elettorale di 1.009 parlamentari e delegati regionali.

Uno dei papabili è Mario Draghi, attuale presidente del Consiglio, anche se la sua elezione sarebbe un unicum: mai nessuno è passato da premier a Capo dello Stato.

L’Economist, settimanale politico-economico inglese nel cui azionariato figura quale primo socio Exor (la holding della famiglia Agnelli-Elkann prima azionista della Juventus), ha spiegato di non essere d’accordo su una eventuale elezione di Mario Draghi al Quirinale.

Nel mese di dicembre, la rivista inglese ha incoronato l’Italia come ‘Paese dell’anno’ per l’apporto dato da una figura come quella di Draghi. Tuttavia secondo il magazine londinese la possibilità che Draghi venga eletto al Quirinale prevederebbe un indebolimento dell’esecutivo italiano, con l’elezione di una nuova figura meno competente come presidente del Consiglio.

L’Economist, a poche ore dall’inizio del voto per l’elezione del prossimo Capo dello Stato, ribadisce: «Dopo 12 mesi di inusuale quiete e unità nella politica italiana ed europea il passaggio di Draghi al Quirinale potrebbe mettere tutto questo a rischio».
Secondo il settimanale, nel caso in cui Mario Draghi venga scelto come successore del presidente Mattarella, «sarà difficile trovare un successore in grado di tenere insieme l’attuale eterogenea coalizione».
Inoltre, se l’attuale presidente del Consiglio non dovesse essere eletto «la sua posizione verrebbe ridimensionata, e quindi potrebbe trovare difficoltà anche nel prosieguo dell’incarico di presidente del Consiglio».

Dopo l’elezione del Capo dello Stato, a prescindere da quella che sarà la strada di Draghi, secondo l’Economist «anche supponendo che si possa trovare un sostituto, è improbabile che lui o lei possano contare sul sostegno dei partiti che è riuscito a ottenere Draghi, anche perché i partiti politici che attualmente lo sostengono vorranno iniziare a posizionarsi per le prossime elezioni».

L’eventuale sostituto di Draghi riuscirà a garantire il mantenimento dell’andatura giusta per la “messa a terra” dei progetti del Recovery Plan, tenuto conto che i fondi verranno erogati in tranche solo se i singoli Paesi rispetteranno le scadenze concordate con l’Unione Europea?