Arriva in aula l’inchiesta della procura di Perugia su quello che è stato definito dagli inquirenti “l’esame farsa” sulla conoscenza della lingua italiana, sostenuto dal calciatore Luis Suarez all’Università per Stranieri del capoluogo umbro nel settembre dell’anno scorso.
Davanti al gup comincerà infatti domani, 28 settembre, l’udienza preliminare relativa alla richiesta di rinvio a giudizio per l’allora rettrice Giuliana Grego Bolli, l’ex direttore generale Simone Olivieri, la ex direttrice del Centro di valutazione e certificazioni linguistiche, Stefania Spina, e l’avvocato Maria Cesarina Turco.
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Falsità ideologica e materiale e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio i reati ipotizzati a vario titolo. La certificazione della conoscenza dell’italiano, di livello B1, era un documento necessario a Suarez, all’ora al Barcellona, per acquisire la cittadinanza e quindi – secondo i capi d’imputazione – «essere ingaggiato dalla Juventus con la quale era in corso una trattativa».
Nella richiesta di rinvio a giudizio, i pubblici ministeri, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone, ribadiscono che l’avvocato Turco, «legale incaricato» dalla società piemontese, fu «concorrente morale e istigatrice» in relazione al reato di falsità ideologica.
Addebito – spiega l’Ansa – rispetto al quale Grego Bolli, Spina e Olivieri, devono rispondere in particolare di avere attestato falsamente che l’istituzione della sessione d’esame per la certificazione della conoscenza dell’italiano, straordinaria, «era motivata da esigenze logistiche e di sicurezza (la necessità di evitare assembramenti in relazione all’emergenza Covid), quando invece veniva istituita “ad personam” solo per consentire al calciatore di ottenere, nei tempi richiesti dalla società sportiva Juventus e all’esito di una fittizia procedura d’esame» la certificazione linguistica.
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Secondo la contestazione dei pm a Grego Bolli, Olivieri e Spina, Suarez ricevette il 12 settembre del 2020 «il file pdf contenente l’intero svolgimento della prova», al termine della quale gli venne rilasciata l’attestazione della conoscenza della lingua italiana. Gli indagati hanno sempre rivendicato la correttezza del loro operato.