Affare Serie A-fondi, ecco cosa blocca la trattativa

Ancora niente voto: l’assemblea della Lega Serie A ha deciso di far slittare la decisione sull’offerta dei fondi, rimandando la votazione. La luce in fondo al tunnel per l’operazione da…

Serie A Lazard advisor fondi

Ancora niente voto: l’assemblea della Lega Serie A ha deciso di far slittare la decisione sull’offerta dei fondi, rimandando la votazione. La luce in fondo al tunnel per l’operazione da 1,7 miliardi di euro per il 10% della futura Media Company ancora non si vede, perché il term sheet presentato dai fondi ai club della massima serie ancora non convince tutti.

«Oggi abbiamo discusso del term sheet dove ci sono due punti che trovano posizioni di non accordo con la controparte, quindi abbiamo deciso di rinviare a giovedì la discussione e negoziare i punti aperti mettendo sul tavolo le nostre posizioni», ha spiegato il presidente Paolo Dal Pino in conferenza stampa al termine dell’assemblea.

Una assemblea dai toni “civili”, ha inoltre sottolineato Dal Pino, nonostante tematiche che tendenzialmente scaldano molto gli animi tra i presidenti. E proprio un discorso del numero uno di Lega ha aperto i lavori, cercando di richiamare i dirigenti presenti a ragionare in maniera strategica: “Volete andare avanti con questa operazione, che porterebbe a gestire da soli il proprio business, oppure no?”, in sostanza il riassunto del discorso di Dal Pino.

La decisione di invertire l’ordine del giorno, partendo dalle nomine (dal Consigliere indipendente al Collegio Sindacale) per poi discutere sui fondi, non ha aiutato ad arrivare alla decisione di votare sulla proposta della cordata formata da CVC, Advent e Fsi. La volontà di votare o meno è rimasta così in bilico per un paio d’ore: per qualche minuto è sembrata prevalare la scelta di andare al voto (che sarebbe stato palese) ma lo stop per il pranzo ha cambiato le carte in tavola, portando alla definitiva decisione di rinviare tutto ad una nuova assemblea prevista per giovedì prossimo.

Non è bastato il tentativo di un presidente di far votare il term sheet sub judice, ovverosia dando il via libera a tutto l’accordo fatta eccezione per i due punti al centro delle discussioni. Respinta la proposta, non rimaneva che rinviare ogni decisione sul tema, compresa anche quella relativa ai criteri di distribuzione delle risorse in arrivo dai fondi («siamo arrivati a un’ipotesi ma preferisco non parlarne», ha spiegato Dal Pino).

Il problema legato alle due clausole ad oggi sembrava praticamente insormontabile, tanto da aver fatto storcere il naso anche ad alcune big (si parla anche di Juventus e Inter) e da non aver fatto prendere in considerazione la lettera da parte dei fondi che promettevano ai club 250 milioni di euro da versare subito. Ma le voci di corridoio parlano anche di una volontà di aspettare di scoprire quali saranno le offerte dei broadcaster per i diritti tv nazionali del triennio 2021/24 (domani in programma le trattative private, con offerte che saranno svelate nell’assemblea di lunedì e con Dazn che avrebbe offerto la cifra maggiore) prima di prendere la decisione definitiva sui fondi.

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Serie A-fondi, i due punti che frenano la trattativa

Quali sono comunque le due clausole in questione? La prima riguarda una questione di responsabilità (sia economica che giuridica) sia nei confronti dei fondi che della stessa Lega (e quindi dei club), mentre la seconda è prettamente economica e riguarda i diritti d’archivio, uno degli scogli già emersi nelle ultime settimane. Anche perché il tema dei diritti d’archivio non è qualcosa da sottovalutare: si parla infatti delle immagini delle gare dei singoli club dopo una settimana dalla partita giocata, importanti ad esempio per creare  i prodotti audiovisivi dei club (anche ad esempio volendo creare documentari in stile Amazon). Ma non solo, perché i dubbi passano anche dall’eccessivo peso dei fondi, che avrebbero il 25% del peso nei voti rispetto al 10% dell’azionariato della nuova Media Company. 

«Sconfitta o frenata? Proprio per niente, nessuna frenata ma le cose vanno fatte per bene», ha aggiunto Dal Pino. «Io sono per fare le cose solo se c’è consenso quasi unanime, senza forzare nulla. Le decisioni vanno prese senza forzare, si devono seguire tempi e modalità corrette. Non ci sono aut aut, in linea di massima due persone che vogliono fare cose insieme trovano il giusto equilibrio».