Alfredo Cahe, storico medico personale di Diego Maradona, ha criticato senza mezzi termini le ultime decisioni adottate per la salute dell’ex calciatore, sostenendo che il campione “non è stato curato come si sarebbe dovuto fare”, riporta l’Ansa.
“Non solo Diego avrebbe dovuto restare nella clinica (dove era stato operato) – ha detto, intervistato da Telefé – ma in un’area ampiamente specializzata, con una infrastruttura differente a quella di cui disponeva nella casa dove è morto, simile a quella che era a sua disposizione quando lo portammo a Cuba”.
In passato Cahe ha vissuto momenti molti difficili accanto a Maradona, quando era sofferente ed in crisi fisica. “Nella sua stanza – ha aggiunto – avrebbe dovuto essere sempre presente un medico“, ma così non è stato, al punto che a suo avviso il decesso è avvenuto “in una maniera insolita”.
Nell’intervista Cahe ha anche criticato il modo in cui è stato realizzato l’intervento per l’ematoma subdurale nella Clinica di Olivos, lo scorso 4 novembre. “L’esame cardiovascolare – ha indicato – non è stato realizzato in forma completa. Diego non ha avuto la necessaria protezione. Non ho capito perché vi è stata tanta urgenza di operarlo. Mi sono rimasti molti dubbi. Non c’era bisogno di realizzare l’intervento chirurgico in forma così rapida”.
Infine Cahe ha rivelato che negli ultimi giorni Maradona viveva in un profondo stato di depressione. “Diego era molto triste – ha detto – e il suo psicologo mi ha chiamato per dirmi che il morale dell’ex calciatore “era a terra”. Una donna vicina a lui – ha concluso – mi ha riferito che si sentiva profondamente angustiato, depresso, e che sosteneva che ‘non gli restava nulla da fare nella vita’”.