Monza caso tamponi – La Procura della Federcalcio ha aperto un fascicolo d’inchiesta sul caso Monza. Verrà esaminata l’intera vicenda legata alla regolarità dei test rapidi effettuati sui tesserati del club, che, dopo aver sospeso l’applicazione di quei tamponi, adesso procederà con quelli molecolari, previsti dal protocollo della FIGC.
Il caso si riferisce all’indagine da parte della Dda, la Direzione Distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di un consulente esterno del Monza, Cristiano Fusi. Il medico è indagato per esercizio abusivo della professione, in concorso con ignoti, in quanto avrebbe consentito a soggetti privi di titoli di effettuare i tamponi per il coronavirus.
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Fusi è responsabile dell’Unità operativa di riabilitazione specialistica degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, e fisiatra presso la Casa di Cura La Madonnina, clinica sempre del Gruppo San Donato, nonché medico sportivo del settore giovanile del Milan (in passato è stato nello staff della prima squadra). Lo specialista figura nell’organigramma della Nazionale italiana magistrati di calcio come medico sportivo, e lo è stato anche della squadra azzurra di Sci Alpino. E’ inoltre un perito del Tribunale di Como.
L’indagine aveva portato ad un’ispezione nei gironi scorsi presso la sede del Monza per verificare le modalità con cui venivano effettuati i tamponi rapidi ad alcuni calciatori.
Dopo le verifiche, la stessa società di Silvio Berlusconi si è detta “totalmente estranea alle notizie diffuse dagli organi di stampa circa il coinvolgimento del dottor Fusi in un’indagine per esercizio abusivo della professione” tramite le parole di Francesco De Martino, legale del club.