Dalla multa all’esclusione: i rischi Lazio sui tamponi

Cosa rischia Lazio tamponi – Idonei per giocare in Serie A, ma non per scendere in campo in Europa. La vicenda dei tamponi dei calciatori della Lazio ha spinto la…

Cosa rischia Lazio tamponi

Cosa rischia Lazio tamponi – Idonei per giocare in Serie A, ma non per scendere in campo in Europa. La vicenda dei tamponi dei calciatori della Lazio ha spinto la Procura Federale diretta da Giuseppe Chiné ad aprire un’inchiesta «per accertare eventuali violazioni ai protocolli sanitari finalizzati a contenere l’epidemia da Covid-19».

Lo stop dettato da vincoli regolamentari dell’UEFA da ricollegare ai tamponi per le gare in Champions, che ha obbligato la Lazio a fare a meno di Immobile, Leiva e Strakosha, ha spinto la Procura ad attivarsi già la scorsa settimana, dopo la positività di alcuni calciatori, disponendo due visite a Formello.

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Gli ispettori – scrive la Gazzetta dello Sport – per verificare il rispetto dei protocolli sanitari hanno ascoltato il presidente Claudio Lotito e il medico sociale Ivo Pulcini, acquisendo i referti dei tamponi effettuati prima di Bruges-Lazio (Champions) e Torino-Lazio (Serie A). Ieri poi sono stati richiesti anche i referti dei tamponi effettuati alla vigilia della gara di oggi.

La prassi prevede che, in caso di positività di uno o più elementi, la Procura verifichi la correttezza del rispetto dei protocolli FIGC. Ma ci si chiede come sia possibile che ci sia questa differenza tra Italia ed Europa.

Prima della sfida con il Club Brugge, la UEFA aveva già fermato Immobile, Luis Alberto, Pereira (che ebbe poi l’ok per scendere in campo), Lazzari e Djavan Anderson. «Falsi positivi», secondo la Lazio, tanto che i tamponi effettuati 48 ore prima della sfida con il Torino non avevano rivelato anomalie.

Ora, ci sarebbero otto membri (tre del gruppo squadra) positivi. Per Pulcini la UEFA avrebbe parametri diversi di rilevazione: «I tamponi rispetto a quelli nostri possono essere leggermente differenti per quello che riguarda il genoma N che rappresenta un po’ la coda di un avvenuto contatto con il virus e che è talmente debole come virulenza che non ha nessun significato contagioso».

«Però il fatto stesso che essendo ingigantito molte volte, la sola presenza dà come risposta debolmente positivo. E questo per la UEFA è sufficiente per escludere l’atleta dalla competizione. Mentre per la Serie A noi lo troviamo negativo e quindi può giocare. Questa è una grande assurdità, perché ci dovrebbe essere una stessa voce, uno stesso metodo e uno stesso controllo», ha spiegato Pulcini.

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Per il momento resta la disparità, e la Procura vuole capire se il protocollo sia stato rispettato, con particolare attenzione ai test molecolari effettuati prima della gara col Torino e soprattutto se siano state rispettate le interlocuzioni con le Asl di appartenenza (Roma 1).

Urge ricordare che le norme in caso di violazione dei protocolli recitano: «In caso di violazione, a carico della società responsabile si applicano, a seconda della sua gravità, le sanzioni di cui all’art. 8 che vanno dall’ammenda, alla penalizzazione, alla retrocessione all’ ultimo posto fino all’esclusione dal campionato».

«La gravità della violazione – si legge – è valutata in funzione del rischio per la salute dei calciatori, degli staff, degli arbitri e di tutti gli addetti ai lavori esposti al contagio da Covid-19, nonché dell’accertata volontà di alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione».