Us Acli: «Lo sport di base a rischio, ora servono aiuti»

«A distanza di una settimana dall’ultimo Dpcm in cui si chiedeva allo sport di base di adeguare le proprie strutture e attività alle misure di sicurezza, dispiace appurare come…

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«A distanza di una settimana dall’ultimo Dpcm in cui si chiedeva allo sport di base di adeguare le proprie strutture e attività alle misure di sicurezza, dispiace appurare come le premesse di quel provvedimento non siano state rispettate».

È quanto sostiene il presidente dell’Unione Sportiva Acli, Damiano Lembo, commentando il nuovo stop a palestre e centri sportivi di base, in base all’ultimo Dpcm.

«Le nostre ASD e SSD erano già adeguate fin dalla riapertura seguita al primo lockdown. E i controlli effettuati dalle competenti autorità hanno potuto solamente confermarlo. Per farlo avevano speso soldi, fondi e agevolazioni che l’US Acli ha messo a disposizione per la loro sopravvivenza. Risorse che ormai sono finite».

«Lo sport non è solo gioco, passione, passatempo, come in molti ancora superficialmente pensano» – prosegue il presidente di US Acli – «Lo sport è anche e sopratutto benessere, salute ed economia sociale, quella stessa economia che ora è messa in ginocchio e rischia di non esserci più. Fermare una realtà che viveva di benessere, salvaguardia della salute per stile di vita e non per imposizione, significa dargli il colpo di grazia finale».

«In palestra non si può andare, ma sugli autobus e metropolitane senza distanze di sicurezza si può. Sinceramente non ne comprendiamo il senso», si chiede Lembo.

«Avete chiesto voi alle realtà sportive di applicare rigidi protocolli, ora cosa racconteremo alle nostre realtà sportive? Auspichiamo – conclude il presidente dell’US Acli – anzi a questo punto pretendiamo, lo stesso rispetto delle altre categorie. E risorse indispensabili per la sopravvivenza di un comparto che rischia di scomparire per sempre».