«Paradossale pensare a uno sciopero dei calciatori»

Il Consiglio Federale doveva portare maggiore chiarezza e unità d’intenti sul ritorno in campo, ma allo stesso tempo ha creato anche diversi malumori. Tra questi anche quello dei calciatori, testimoniato…

FIGC tesseramento ucraini

Il Consiglio Federale doveva portare maggiore chiarezza e unità d’intenti sul ritorno in campo, ma allo stesso tempo ha creato anche diversi malumori. Tra questi anche quello dei calciatori, testimoniato dalle dichiarazioni dei vertici dell’AIC, Damiano Tommasi e Umberto Calcagno.

I giocatori sono sul piede di guerra – pare addirittura che minaccino lo sciopero – e parlano di «stupore e imbarazzo», dopo che la FIGC ha autorizzato i club a iscriversi anche se non pagheranno gli stipendi di marzo e aprile, purché versino (entro il 31 agosto) quelli di maggio e aprano intanto un contenzioso sulle altre due mensilità, oggetto di un taglio concordato che non c’è mai stato.

[cfDaznAlmanaccoCalcioPlayer]

Sulla questione è intervenuto Gabriele Gravina, presidente della FIGC, intervistato da La Repubblica: «Sarebbe paradossale pensare a uno sciopero dei calciatori oggi che il Paese cerca di ripartire. Noi non abbiamo autorizzato i club a non pagare, sarà il Collegio arbitrale a decidere sui contenziosi relativi agli stipendi. Auspicavamo un accordo sui tagli tra le leghe e l’Assocalciatori, ma non c’è stato verso. Peraltro, resta l’obbligo di pagare tutti gli emolumenti a chi ha un contratto al minimo federale, le fasce più deboli sono tutelate».

Ma ai calciatori non basta, e in consiglio hanno chiesto fondi straordinari da aggiungere alla cassa integrazione per chi gioca in C. Gravina non è d’accordo: «Il mondo del calcio ha una responsabilità verso il Paese e verso il governo: non si possono chiedere interventi pubblici e poi minacciare di non voler giocare. I lavoratori di altri settori sono nelle stesse condizioni, perché i calciatori dovrebbero avere aiuti ulteriori? Ho proposto di istituire un fondo di solidarietà per i dilettanti e i professionisti con i redditi più bassi».