La commissione medica della Federcalcio è al lavoro per trovare una soluzione che permetta il ritorno in campo per il calcio italiano. Un protocollo di 47 pagine è stato presentato agli scienziati del Comitato tecnico-scientifico del governo, i quali ieri hanno elencato le criticità di questo piano.
I punti deboli del protocollo saranno oggetto di discussione tra gli scienziati stessi, la commissione medica della FIGC guidata da Paolo Zeppilli e la Federmedici sportivi di Maurizio Casasco.
Tra le varie proposte avanzate nel protocollo, c’è quella del “gruppo squadra”, che secondo la commissione medica dovrebbe essere composto da 50/70 persone, comprendenti oltre allo staff tecnico – calciatori, tecnici e preparatori – anche quello logistico e medico, dai magazzinieri ai fisioterapisti.
Il gruppo squadra sarebbe perciò isolato in ritiro fino alla fine del campionato, per impedire qualsiasi contatto con l’esterno. L’opinione degli scienziati del Comitato tecnico-scientifico del governo è che il numero di persone facenti parte di questo gruppo sia eccessivo.
Un altro dei punti critici evidenziato – spiega La Gazzetta dello Sport – è legato agli spostamenti che le squadre dovranno affrontare, non tanto per quanto riguarda gli allenamenti, ma più per la ripresa del campionato. Un percorso con un numero di spostamenti elevato che per gli scienziati è esposto a troppe, potenziali fragilità.
C’è poi la questione tamponi e test sierologici. Il punto critico è principalmente quello etico, poichè non si vuole far passare l’idea del calcio come un mondo privilegiato. Di questo ha parlato il presidente dell’AIC Damiano Tommasi: «Da parte dei calciatori la richiesta che è stata fatta è quella di far ripartire il calcio quando tutti i cittadini potranno disporre di tamponi e test, non ci deve essere una corsia preferenziale per la categoria».
Sul tema ha parlato anche il presidente federale Gravina, lanciando la possibilità che le squadre acquistino i tamponi se l’esecutivo non può fornirli: «Ogni società comprerà 1000 tamponi, ma ne pagherà il doppio, in modo da lasciarne a metà alle persone che ne hanno bisogno», ha detto il numero uno della Federcalcio.
In seguito, è emersa la possibilità di alzare il rapporto tra i tamponi usati e quelli pagati da 1 a 2 addirittura a 1 a 5, con beneficiari del dono sempre i cittadini. Di certo l’operazione avrebbe un costo molto alto. Sopportabile per la A, impossibile già dalla serie B in giù.
Il problema principale, evidenziato in rosso dagli scienziati che lavorano per il governo, resta quello di un’eventuale positività all’interno del «gruppo squadra». Il protocollo FIGC ha studiato dei meccanismi che consentano di circoscrivere la positività senza fermare tutto: isolamento immediato del calciatore o del membro dello staff contagiato, doppio tampone per tutti nelle 24 ore, doppio test sierologico a 5-7 giorni di distanza, ripristino del distanziamento (ci si allena ma senza contatti e partitelle).
Per il Comitato tecnico-scientifico non si scappa: vanno messi in quarantena i contatti ravvicinati della persona trovata positiva (quindi, come minimo, squadra e tecnici). Una situazione che di fatto azzererebbe tutta l’operazione ripartenza perché a quel punto bisognerebbe bloccare tutto per due settimane.