Il Coni ha redatto una relazione sui danni che l’emergenza coronavirus ha causato nel sistema del calcio italiano e che domani verrà consegnata al ministro Spadafora: una presentazione che spiega nel dettaglio quanto lo stop ai campionati andrà a incidere a livello economico, ma che presenta anche un piano per uscire da questa crisi grazie ad una serie di interventi del governo e proponendo una serie di azioni che facciano da leva per far ripartire l’economia del Paese.
Come riporta la Gazzetta dello Sport, le stime sviluppate dall’advisor della Federcalcio Openeconomics per il 2020 segnavano una crescita esponenziale per il movimento in ogni settore, dalla spesa all’occupazione, ma, nonostante questo, il calcio italiano avrebbe chiuso il bilancio di questa stagione con un deficit di 290 milioni. La pandemia di Covid-19 ha stravolto però ogni previsione e si prospetta un rosso in bilancio maggiormente negativo.
Per stabilire l’ammontare di questa perdita, la Figc e l’advisor hanno immaginato tre scenari distinti, il primo dei quali è però da escludere poichè basato sulla possibilità che i campionati ripartano con il pubblico negli stadi .
Nella seconda opzione , ossia se il campionato fosse terminato a porte chiuse, il danno sarebbe di altri 294 milioni di euro, oltre le perdite previste. Se invece non si riuscisse a terminare la stagione la perdita sarebbe di 504 milioni in più rispetto alle previsioni pre coronavirus. In tutto, quindi, il rosso arriverebbe a quasi 800 milioni.
Un’enormità per un movimento che genera ogni anno 5 miliardi di fatturato sì, ma che versa 1,3 miliardi di contributi fiscali e previdenziali allo Stato e 2 miliardi di stipendi ai dipendenti. I rischi sono il fallimento di molte società (il 30% di quelle di C, da stime non ufficiali), calo dell’occupazione e disaffezione del pubblico. L’incidenza sull’occupazione del calcio è di 121 mila posti di lavoro sui quali la pandemia e la conseguente crisi avrà un impatto fortemente negativo causando una contrazione tra il 27 e il 38%.
I settori più colpiti sarebbero il ticketing, sia per quanto riguarda i biglietti che gli abbonamenti, ma anche i ricavi derivanti dalle sponsorizzazioni e dalle attività commerciali. La ripresa dei campionati a porte chiuse avrà un impatto negativo per i club di 125,4 milioni di ticketing. 98,1 solo per la Serie A. 7,5 per la B. 8,2 per la C e 11,6 per dilettanti e campionati giovanili. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni, se il campionato non venisse concluso il calcio italiano rischia di perdere fino a 399 milioni di euro tra sponsor e attività commerciali (165,5 la Serie A). Perdita che si ridurrebbe a 168 milioni nel caso in cui la stagione fosse finita.
In tutto, la differenza tra pre e post crisi potrebbe far mancare ricavi per 313 milioni solo alla Serie A. La Serie C ha stimato conseguenze anche sulla stagione a venire, a causa della minor presenza di pubblico negli stadi e la riduzione delle aziende disposte a sponsorizzare i club a causa dell’impatto sull’economia del virus. Tutto questo si riflette sui conti della Figc, che in condizioni regolari avrebbe chiuso con un attivo di 12 milioni, mentre si prevede una perdita aggregata di circa 8 milioni.
Sempre come riportato dal quotidiano rosa, in conclusione la relazione del Coni contiene le proposte di interventi governativi, compreso il “Fondo salva calcio” in cui anche la Fifa farà confluire parte dei fondi del suo “piano Marshall” per le federazioni. Ma per i ministri Spadafora e Gualtieri è certo più interessante la voce “Modifiche normative per una ripresa più rapida e sostenibile”: un pacchetto di misure che se approvate incentiverebbero gli investimenti dei club dando una spinta all’economia. Tra queste, la definizione di un “piano nazionale” per il rinnovamento delle infrastrutture sportive. La cessione dei diritti di superficie a 90 anni degli stadi, sul modello del Friuli di Udine. La detrazione fiscale per la costruzione o ristrutturazione degli stadi. La contribuzione per ammodernamento degli impianti con risorse provenienti da scommesse sportive. E la possibilità per i club di creare zone intorno agli stadi a loro uso esclusivo per attività commerciali prima delle partite. L’effetto: nuovi posti di lavoro, soldi alle imprese, ma anche l’ occasione di dotarsi dei mezzi utili a rincorrere le grandi d’Europa.