Scaroni: «Ricavi e vittorie: riporteremo il Milan ai fasti del passato»

«A Elliott interessa che il Milan torni a essere quel Milan che ha fatto innamorare 400 milioni di persone in tutto il mondo». Il presidente del Milan Paolo Scaroni parla…

Scaroni non lascia il Milan

«A Elliott interessa che il Milan torni a essere quel Milan che ha fatto innamorare 400 milioni di persone in tutto il mondo». Il presidente del Milan Paolo Scaroni parla così dei piani della proprietà statunitense per la società rossonera, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.

«Hanno un disegno a 3-5 anni – ha proseguito Scaroni -. Un club come il Milan deve ottenere risultati sportivi, e i fasti si riferiscono a questo. In termini economici invece il Milan fatturava 200-210 milioni nel 2003 e oggi siamo ancora alla stessa cifra, mentre Real, United e City sono aumentati di quattro volte. Soldi e risultati sportivi devono avanzare insieme».

«In termini sportivi abbiamo fatto un grande passo avanti portando al Milan Leonardo e Maldini, che sono persone di qualità, espertissime, grandi amanti e conoscitori del club. In termini finanziari abbiamo fatto un aumento di capitale da 50 milioni. Questo è un club finanziariamente solido, lo stato patrimoniale è a posto ed è stato decisivo anche per la Uefa. Senza conti e facce diverse, in Europa non saremmo andati. Ora occorre aumentare i ricavi. Bisogna schiodare il Milan da quei 210 milioni. Ripeto, abbiamo 400 milioni di tifosi nel mondo. Dobbiamo essere in grado di avere degli sponsor interessati a raggiungere in modo ragionato questi tifosi. Ma è una cosa per cui occorrono anni, non mesi. Su questo terreno il Milan ha fatto molto poco negli ultimi anni».

«Ritorno tra le big d’Europa? Non ci siamo dati una tempistica. Ma è un obiettivo all’interno del piano di Elliott, quindi i 3-5 anni di cui abbiamo già parlato. E comunque la Champions attrae più dello scudetto».

Paul Singer, fondatore e ceo di Elliott Management, (Foto: imagoeconomica/Valeriano Di Domenico)

Sul tema amministratore delegato, Scaroni spiega: «Non abbiamo fretta, e soprattutto non voglio metterla a Elliott. Non esiste una dead line, diciamo che entro qualche settimana il problema sarà risolto.E’ una scelta che non va fatta sotto pressione. Dovrà essere una figura con una fortissima connotazione commerciale. Per quanto riguarda Gazidis, si tratta di un soggetto che ha già un datore di lavoro e non è bello parlarne».

«Stadio? Serve uno stadio moderno, che sia di proprietà odel Comune non è il fattore imprescindibile. E non escludo che ci si possa giocare in due. Tra l’ altro San Siro è un’ icona, una storia di successo per entrambe le milanesi. Lo abbiamo costruito, ci abbiamo vinto e poi che facciamo, ce ne andiamo? Poi, per carità, si può anche fare. Comunque il dialogo con l’Inter è iniziato proficuamente».

Il presidente del Milan, Yonghong Li (foto: Daniele Mascolo)
Il presidente del Milan, Yonghong Li (foto: Daniele Mascolo)

Scaroni poi torna su Yonghong Li: «Per me il comportamento di Mister Li è inspiegabile: un signore che fa un piano e non rispetta il suo stesso piano. Un punto interrogativo che non è stato evaso e che forse non lo sarà mai. Nel Milan cinese non ha funzionato il tira e molla sui soldi. I famosi ultimi 32 milioni dovevamo averli per forza perché se non fossero stati messi non avremmo potuto iscriverci al campionato: come fa un club come il Milan a campare in questo modo? Si crea un senso di precarietà deleterio per tutti. Mentre per quanto riguarda la campagna acquisti, vedo che Leonardo e Maldini hanno smontato molto di ciò che era stato allestito. Un motivo ci sarà pure».

Chiusura dedicata all’Uefa: «Non siamo affatto sicuri del Voluntary Agreement. Siamo in attesa delle motivazioni del Tas, immagino fra due-tre settimane. Avremo una sanzione, e dovremo anche essere credibili nei piani per i prossimi anni. Se noi scriviamo, come avvenuto in passato, che le cose andranno benone perché si incassano 150 milioni dalla Cina, credibili non lo siamo. Mi sono comunque fatto l’idea che il doppio cambio di proprietà possa indurre la Uefa a essere un po’ più flessibile. O almeno, queste sono le mie speranze. Non si sento di escludere il Voluntary perché il nostro sarà un caso un po’ speciale. In caso contrario, faremo i conti col Settlement» .