La Fine del Calcio Italiano raccontata da Marco Bellinazzo

La Fine del Calcio Italiano – Ci sono libri che sanno anticipare gli accadimenti o quanto meno prefigurarli. Specie quando quegli accadimenti ripropongono errori e frodi già perpetuate…

la fine del calcio italiano

La Fine del Calcio Italiano – Ci sono libri che sanno anticipare gli accadimenti o quanto meno prefigurarli. Specie quando quegli accadimenti ripropongono errori e frodi già perpetuate nel passato e che evidentemente non hanno insegnato nulla a chi avrebbero dovuto prevenirle o a chi avrebbe dovuto starsene alla larga, intraprendendo altri modelli di sviluppo.

“La Fine del Calcio Italiano” di Marco Bellinazzo, edito da Feltrinelli, uscito lo scorso mese, è uno di questi libri. Una sorta di thriller che scorre tra i campi, i loft della finanza e le stanze della politica italiana dagli anni Novanta a oggi per scoprire chi ha ucciso il calcio tricolore.

Assassini e mandanti, veri e presunti, sono indicati assieme ai moventi di operazioni che hanno usato per altri fini le ricchezze economiche prodotte dalla Serie A finendo per impoverire le casse dei club e per disperderne il patrimonio anche sportivo.

Tra retroscena e ricostruzioni inedite La Fine del Calcio Italiano ricompone gli elementi di un delitto perfetto. E come in ogni giallo che si rispetti gli indizi si accumulano e si tengono insieme in un intreccio pieno di colpi di scena.

Quale è stata la vera Triade che ha governato il Calcio Italiano negli anni Duemila? Perché il Medio Credito Centrale è stato negli anni della Grande Crisi la camera di compensazione finanziaria della Serie A? Per proteggere quali interessi? Plusvalenze e vivai: come si sono trasformati da opportunità a trucchi contabili per coprire i debiti sempre più crescenti? C’è stata vera concorrenza nel mercato dei diritti tv? E cosa c’entra il fallimento del Napoli a metà degli anni Duemila con il crack della Parmalat?

Bellinazzo scopre che da almeno trent’anni la storia d’Italia e la crisi della Serie A procedono a braccetto. Tutto si tiene: gli appalti miliardari, il doping che in pochi hanno avuto il coraggio di smascherare, i bilanci fallimentari e le leggi salva club, Tanzi, Geronzi, Carraro, Berlusconi, Moggi, e ancora gli arabi, gli indonesiani, gli americani e i cinesi. Insomma default e salvataggi di società si sono intrecciati con gli affari e il malaffare del Bel Paese.

Il giornalista del Sole 24 Ore, Marco Bellinazzo
Il giornalista del Sole 24 Ore, Marco Bellinazzo

Una cura tuttavia esiste. Ma se i primi pazienti cominciano a riacquistare la salute, altri sono ancora ancora alle prese con la malattia. I casi di fallimenti, mancate iscrizioni, imminenti penalizzazioni per illeciti finanziari e sportivi si stanno moltiplicando giorno dopo giorno funestando l’immagine di un calcio italiano faticosamente rispolverata dall’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus.

In Serie A il caso “plusvalenze fittizie” potrebbe costare la retrocessione al Chievo. In Serie B, dopo il Cesena di Lugaresi, è fallito anche il Bari di Giancaspro. È il secondo default in quattro anni per una piazza da 1,3 milioni di abitanti.

E potrebbe saltare anche l’Avellino di Taccone, a causa di una fideiussione rilasciata da una società romena.  In Serie C, dopo che nel corso della stagione è fallito il Modena, e sono finite in fallimento realtà come Vicenza (poi fusa con il Bassano) e Arezzo e un’altra decina di squadre hanno accumulato più di 70 punti di penalizzazione, Mestre, Andria e Reggiana sono sparite. Ma guai a dire che il calcio professionistico italiano va drasticamente ridimensionato rispetto alle sue attuali 102 squadre.

D’altronde, se il sistema professionistico delle tre Leghe ha raggiunto i 4 miliardi di euro di debiti e in 5 anni, dal 2012 al 2017, ha bruciato in perdite 1,7 miliardi nonostante l’esplosione delle plusvalenze da calciomercato che rappresentano quasi un quarto dei 3,2 miliardi di fatturato complessivo, non si può certo parlare di un’emergenza inattesa.

Ce la farà il Calcio italiano a sopravvivere a se stesso?