Serie A in streaming su internet – La Lega di Serie A ha deciso di emettere un nuovo bando per la vendita dei diritti TV del triennio 2018-21. Le offerte pervenute sono state poche (due) e considerate non soddisfacenti da parte dell’assemblea dei presidenti. L’evento più macroscopico è stato la mancata partecipazione all’asta di Mediaset, ma c’è un altro fattore che vale la pena di analizzare: il poco appeal registrato dai pacchetti relativi ai diritti sulle piattaforme internet (pacchetti C1 e C2).
L’unica offerta pervenuta è stata quella di Perform Group – azienda inglese leader nella creazione di contenuti sportivi sul web – ed è stata ritenuta insufficiente. Le indiscrezioni parlano di cifre ben al di sotto del valore minimo fissato a 100 milioni di euro a pacchetto.
Perform, secondo quanto riportato dalla stampa, avrebbe offerto 25 milioni per il pacchetto C1 (140 partite con Juventus, Napoli, la diciassettesima squadra per bacino d’utenza e la terza neopromossa dalla Serie B), e altri 25 milioni per il pacchetto C2 (altri 140 match con Inter, Milan, e le prime due neopromosse dalla B).
Tim, che si vociferava potesse presentare un’offerta congiunta con Mediaset, non si è palesata. Così come non si sono presentati i cosiddetti OTT: ovvero Netflix, Amazon, Google, Facebook, ecc.
La speranza che le nuove tecnologie portassero liquidità fresca (l’ultima asta era andata a vuoto) era palpabile, anche in virtù del fatto che altrove le TLC si erano mosse in maniera importante. BT e Altice si sono infatti aggiudicati i diritti TV per le coppe Europee rispettivamente in Regno Unito e Francia.
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La domanda a questo punto è: l’atteggiamento degli operatori del web nei confronti del calcio italiano, e in particolare della Serie A, è un comportamento giustificato? A guardare lo stato della connettività in Italia parrebbe di sì.
L’Italia è 21° per velocità della connessione mobile, molto indietro rispetto agli altri grandi Paesi europei (il Regno Unito è 1°, la Germania 2°, la Francia 4°).
Il problema non è tanto la velocità di punta, quanto la copertura che, però, è un fattore determinante in un Paese, come il nostro, ad alta densità abitativa. In media infatti si naviga in 4G solo il 58% delle volte (fonte OpenSignal). TIM, su cui si riponevano le maggiori speranze, fa meglio ma si ferma al 68%.
La situazione non migliora con la rete fissa a banda larga: la velocità media in Italia è 9,2 Mbps che vale il 61° posto a livello mondiale. Inoltre, solo il 12% delle connessioni è supera la velocità di 15 Mbps, nel Regno Unito sono il 42% e in Germania il 33% (fonte Akamai).
Con queste premesse è davvero possibile in Italia offrire un servizio di qualità basato unicamente sullo streaming? Era davvero lecito aspettarsi offerte importanti dalle TLC? Il mercato, per ora, ha dato la sua risposta.