Antimafia, lo Juventus Club del Parlamento difende Agnelli: "Non si ceda alle pressioni"

I vertici dello Juventus Club del Parlamento chiedono a Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, di non cedere alle pressioni che spingono per l’audizione in Antimafia del presidente della Juventus Andrea…

Squadre più tifate in Italia

I vertici dello Juventus Club del Parlamento chiedono a Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, di non cedere alle pressioni che spingono per l’audizione in Antimafia del presidente della Juventus Andrea Angelli che potrebbe essere chiamato a chiarire i rapporti tra la dirigenza bianconera e presunti affiliati alla malavita. Secondo i parlamentari, come spiegato in una nota, se fosse ascoltato il numero uno del club ci si potrebbe ritrovare “di fronte a una ennesima macchina del fango”. Per questo si dicono convinti che, “conoscendo il rigore della Presidente Bindi e dell’intera commissione Antimafia, non cederanno ad alcun tipo di pressione assecondando la richiesta di audizione del Presidente della Juventus, fatto che ad alcuni servirebbe solo a strumentalizzare la vicenda, gettando altro fango sullo sport e sulla Juventus”.

Secondo i parlamentari, come spiegano in una nota firmata da Maurizio Paniz, Presidente Onorario Juventus Club Parlamento, Salvatore Buglio, Vice-Presidente Juventus Club Parlamento, Tommaso Pellegrino, componente del Direttivo Juventus Club Parlamento, “il Presidente Andrea Agnelli è persona perbene e anche in questa vicenda sta dimostrando grande serietà e rigore mettendo a disposizione tutto ciò che è necessario per far luce sui possibili interessi di clan mafiosi nel calcio e certamente dimostrerà la sua estraneità”.

Da parte loro confermano il “profondo rispetto del lavoro della Commissione Bicamerale Antimafia, soprattutto quando ha l’obiettivo di fare chiarezza sui rapporti delle organizzazioni mafiose. Se è giusto che la commissione antimafia indaghi anche sui rapporti tra la Juventus, che rappresenta sempre un valore dell’Italia nel mondo, e la mafia, rientrando tra i suoi espliciti doveri, peraltro nel rispetto della riservatezza legalmente imposta, è altrettanto doveroso che consideri come i mafiosi non hanno scritto in faccia il marchio della loro delinquenza e che distingua il ruolo del Presidente di una grande società sportiva rispetto a quello dei propri collaboratori, fermo restando che il mero contatto telefonico non significa acquiescenza o soggezione a richieste estorsive o connivenza con chi le prospetta”.

Per i parlamentari “la Juventus- proseguono – è una grande società, con milioni di tifosi in Italia ed in tutto il resto del mondo, abbiamo il dovere di tutelare questo patrimonio culturale che, al netto delle divisioni sportive, è difficile non riconoscere. Siamo persone impegnate nelle istituzioni con la passione per lo sport e non vorremmo trovarci di fronte ad una ennesima ‘macchina del fango’, messa in piedi da qualche ‘singolo’, che in modo strumentale e demagogico sta utilizzando questa vicenda a fini politici. Questa preoccupazione è avvalorata anche dalle recenti affermazioni del Procuratore Federale Pecoraro, il quale ha affermato di non aver mai dichiarato che ci fossero rapporti tra il Presidente Agnelli e organizzazioni mafiose“.