Crazy For Football al cinema, il docufilm sulla nazionale dei pazienti psichiatrici

Un gruppo di pazienti che arrivano dai dipartimenti di salute mentale di tutta Italia, uno psichiatra, Santo Rullo, come direttore sportivo, un ex giocatore di calcio a 5, Enrico Zanchini…

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Un gruppo di pazienti che arrivano dai dipartimenti di salute mentale di tutta Italia, uno psichiatra, Santo Rullo, come direttore sportivo, un ex giocatore di calcio a 5, Enrico Zanchini per allenatore e un campione del mondo di pugilato, Vincenzo Cantatore, a fare da preparatore atletico. Sono questi i protagonisti di Crazy for Football, il documentario di Volfango De Biasi sulla prima nazionale italiana di “calcetto” che concorre ai mondiali per pazienti psichiatrici a Osaka. Un viaggio dall’Italia al Giappone raccontato dal docufilm prodotto da Sky Dancers con Rai Cinema in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà e con il patrocinio della Federcalcio. Crazy for Football al cinema sarà proiettato lunedì 20 febbraio in 45 sale italiane.

Crazy for Football al cinema, la trama

Il racconto comincia con le prove di selezione per definire la rosa dei 12 che poi parteciperanno al ritiro, approdando finalmente al torneo più ambito, i campionati mondiali. Ma a fare da filo conduttore un altro viaggio, più profondo, attraverso le rapide della coscienza di chi ha conosciuto lo smarrimento della malattia psichiatrica. Un percorso in bilico fra sanità e follia che appartiene a tutti noi. Un film dove i protagonisti sono i giocatori e non la loro malattia, con l’intenzione di combattere i pregiudizi che circondano chi soffre di disagio mentale. Il movimento come antidoto alla staticità, il calcio quindi come terapia salvifica, come condizione che fa sentire tutti uguali, lo dice bene Santo Rullo in una scena del film “un’esperienza che richiama alla mente la memoria emotiva di quando non si era malati”.

“La sensazione che si ha guardando questo film – ha sottolineato Gianni Rivera nel suo intervento in occasione della presentazione – è che si tratti di una storia di calcio dove ognuno ricopre il suo ruolo nella maniera più normale. L’allenatore e tutto lo staff che spronano la squadra motivandola secondo un cliché classico e i giocatori che rispondono conseguentemente. Tutto ciò dà vita a una dinamica tipica di una vera squadra di calcio. E’ questo ritorno alla normalità che mi ha fatto capire quanto questa bella esperienza sia stata utile per aiutare i protagonisti ad affrontare il proprio disagio”.

“È un bellissimo film – ha dichiarato al termine della proiezione il direttore generale della FIGC Michele Uva – che conferma come lo sport e il calcio possano svolgere un’importante funzione sociale, contribuendo a facilitare il percorso di reinserimento nella società di chi ha conosciuto lo smarrimento della malattia psichiatrica. La FIGC crede molto in questo progetto e il Mondiale in Giappone rappresenta solo la prima tappa di un lungo e appassionante viaggio”.

Crazy for Football al cinema, lo psichiatra: “Con l’azzurro si riscopre la socialità”

Lo psichiatra Santo Rullo ha sempre creduto nelle potenzialità curative della calcio-terapia: “Le emozioni ci cambiano la vita e quella di vestire la maglia Azzurra è stata per tutti i ragazzi un’emozione forte: far parte di una squadra, con tutte le dinamiche relazionali che si stabiliscono al suo interno, lo sforzo fisico protratto, che fa produrre naturalmente dopamina e serotonina agenti del benessere mentale e che riduce il bisogno di assumere farmaci, sono due elementi fondamentali per ricostruire la socialità che è andata dispersa con la malattia mentale”.

Scopo del film, frutto di 170 ore di girato, tre telecamere e un montaggio definito dal regista De Biasi ‘certosino’, è quello di far conoscere al pubblico questa realtà e sensibilizzare l’opinione pubblica per poter dare continuità al progetto. Un’esperienza che avrà il suo seguito con il Mondiale che nel 2018 sarà disputato in Italia, per poi riproporsi nel 2020 in Perù e nel 2022 in Qatar.