Nonostante un bacino d’utenza di 117 milioni di persone la pay tv in Europa ha da sempre grandi difficoltà. Due anni fa nel mondo si contavano 900 milioni di abbonati alle varie piattaforme, tra 6 anni (2022) dovrebbero essere (secondo uno studio SNL Kagan) circa 1,22 miliardi.
Ma il grosso della torta è in Asia e in Cina. L’Europa da sempre vacilla e in 40 anni di storia (dal lancio della pirima piattaforma in Svizzera, come riportato oggi da Il Sole 24 Ore) sono solo 108 milioni gli utenti totali, la stima è di 117 milioni nel 2022: briciole. Anche con questi numeri e con il raffronto delle due realtà si spiega perchè il calcio sia da sempre interessato a conquistare anche televisivamente (con tutti i problemi di fuso orario che ne conseguono) il mercato asiatico.
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Ovviamente il dato europeo va ulteriormente ragionato in quanto media matematica tra l’Italia (percentuale bassissima di abbonati) e paesi a più alta diffusione (ma basso numero di persone) come Svezia, Svizzera, Belgio.
E le piattaforme perdono, a partire da Canal+ di Vivendi (buco di 240 milioni nel margine operativo lordo) che è costata 1,5 miliardi senza un euro di utile.
Falliscono, puntualmente, i duopoli. Tele+ era una costola di Canal+ e venne fronteggiata da Stream finendo poi sotto Sky (2003). Ma lo stesso gruppo Murdoch non cresce (4,74 milioni di abbonati a metà 2016, inversione di tendenza dopo 5 anni di cali) e la diffusione nel Paese non supera mai il 25%.
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In tutto ciò anche Premium non ha mai chiuso un bilancio in utile e nel 2015 ha perso 80 milioni mentre a giugno 2016 è già sotto di 60 milioni. La soluzione della cessione a Vivendi sembra ora evaporare, mentre lel banche d’affari da sempre avevano caldeggiato il matrimonio con Sky per riequilibrare il mercato considerato ormai strutturalmente piccolo.
La dimostrazione che i contenuti a pagamento faticano è anche legata a Netflix. Boom negli USA, lenta in Europa. Se in Inghilterra conta 6 milioni di utenti ne resto del continente i numeri sono piccolissimi: 280 mila utenti in Italia mentre la società chiude a Parigi e trasloca nei Paesi Bassi.