Diritti tv, legge Melandri da riformare: il Governo sta con le medio piccole

Diritti tv redistribuzione alle squadre medio piccole. Il Governo scende in campo per cercare di risolvere i problemi del calcio italiano. In attesa che la legge sugli stadi dia risultati…

Sala Unica Var

Diritti tv redistribuzione alle squadre medio piccole. Il Governo scende in campo per cercare di risolvere i problemi del calcio italiano. In attesa che la legge sugli stadi dia risultati tangibili, è al vaglio dell’Esecutivo una riforma della legge Melandri che dovrebbe portare a una diversa distribuzione dei proventi dei diritti televisivi, con una forbice meno ampia tra le risorse in arrivo per le grandi e le mediopiccole.

L’obiettivo è andare verso un modello all’inglese, come riportato dal Corriere dello sport. Nelle scorse settimane, invece, una analisi di CF – calcioefinanza.it aveva già fatto chiarezza su quali sarebbero stati gli effetti di una applicazione del modello inglese tout court. E la sintesi numerica – utilizzando i dati dell’ultimo campionato disputato – è nel grafico qui sotto.

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Quel che è evidente è che una fetta maggiore della “torta” verrebbe divisa in parti uguali e un minor peso per il bacino utenza che tante battaglie ha scatenato in Lega tra i club.

La ripartizione dei ricavi per i diritti televisivi nel calcio è regolata dal decreto legislativo 9/2008, meglio conosciuto come legge Melandri-Gentiloni. Lo scopo era quello di ridistribuire in maniera più equa le risorse per ridurre la forbice tra le grandi e le piccole introducendo un criterio di solidarietà. Nel corso degli ultimi 8 anni il gap è diventato meno marcato (il rapporto da 7 ai 1 è passato a 4 a 1), ma esiste ancora.

Ecco perché Luca Lotti, sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e uomo vicino al premier Renzi, sta lavorando alla modifica della legge Melandri, in modo da aggiornarla ai cambiamenti che il mondo del calcio ha fatto registrare con il passare del tempo e con l’aumento dei proventi da diritti tv (per il triennio in corso sono arrivati a quota 1,2 miliardi a stagione).

Il calcio è la quinta azienda del Paese e inevitabilmente il Governo vuole che la macchina funzioni e non produca passivi elevati come alcuni dei bilanci dei club evidenziano.

Pochi giorni fa le 20 società della Serie A hanno faticosamente raggiunto un accordo sui criteri di divisione dei proventi televisivi, intervenendo sulla quota incrementale rispetto ai ricavi dello scorso triennio. L’intesa ha validità solo per la stagione in corso, quindi tra un anno le discussioni ricominceranno.

Per riequilibrare il campionato, infatti, l’idea allo studio è quello di aumentare la quota da dividere in parti uguali: potrebbe essere compresa tra il 45% e il 50%. La modifica farebbe felici le medio-piccole, decisamente meno le grandi (in particolare la Juventus) che negli ultimi anni hanno sempre ottenuto la fetta maggiore.

Il secondo cambiamento significativo dovrebbe riguardare il bacino d’utenza che “pesa” per il 30% (25% in base al numero dei tifosi, il 5% in base alla popolazione): l’orientamento è quello di diminuire questa quota e di spostare la differenza nella parte relativa ai risultati sportivi.

Invece di considerare le ultime 5 stagione, però, il periodo analizzato potrebbe essere più breve (3 anni) in modo da favorire le medio-piccole che devono fare i conti anche con il rischio di retrocessione e di giocare un anno o più nel torneo cadetto.