Non solo calcio, la cinese Wanda Sports punta al controllo di Tour, Giro e Vuelta

Wanda Sports (ex Infront Sports & Media), il colosso della gestione dei diritti tv non solo del calcio ma di una serie di altri sport tra i quali le discipline…

tour de france, giro d'italia, vuelta

Wanda Sports (ex Infront Sports & Media), il colosso della gestione dei diritti tv non solo del calcio ma di una serie di altri sport tra i quali le discipline invernali, oltre che attiva nella produzione di contenuti, punta forte sul ciclismo.

Secondo quanto riportato da Milano Finanza, il gruppo controllato dall’uomo d’affari Wang Jianlin starebbe valutando la possibilità di acquistare il brand e l’organizzazione delle tre corse a tappe più importanti del panorama ciclistico mondiale: il Tour de France (oggi in mano alla famiglia Amaury, cui fanno capo anche L’Equipe, France Football e  Vélo Magazine), il Giro d’Italia e la Vuelta di Spagna (organizzate invece da Rcs Sport, la società del gruppo editoriale di via Rizzoli che gestisce anche la Milano-Torino, il Giro di Lombardia, la Milano-Sanremo, la Tirreno-Adriatico e i Tour di Dubai e Abu Dhabi.

Il primo passo, scrive il settimanale finanziario, è stato sondare la disponibilità degli Amaury. Dalla Cina sarebbe partito un deciso corteggiamento alla famiglia di editori francesi, da sempre però gelosi delle loro creature. Oltre al Tour la società organizzativa Aso, gestisce la Parigi-Nizza, la leggendaria Parigi-Roubaix, il Critérium del Delfinato, il Tour del Qatar e quello dell’Oman. Oltre all’altro storico evento sportivo di matrice transalpina, ovvero il Rally del Dakar, e la maratona di Parigi. Un business ricchissimo e globale che se finisse in portafoglio a Dalian Wanda potrebbe essere ampliato ed esportato magari nel Far East.

Ma un simile progetto, incentrato ovviamente sul Tour de France, avrebbe un degno respiro globale se fosse completato con l’ingresso nel portafoglio di Wanda Sports anche del Giro e della Vuelta. Un tris d’assi insomma che permetterebbe a Dalian Wanda di fare il pieno e aver in mano le redini e le sorti del ciclismo che conta.

Il progetto di aggregare i tre giri principali d’Europa era un pallino del vecchio management di Rcs, che già una decina d’anni fa avvicinò gli Amaury, ricevendo però un cortese quanto fermo rifiuto (si dice che il patriarca della famiglia francese, prima di morire, chiese ai suoi eredi di non vendere mai il Tour).

Ora in via Rizzoli le cose stanno diversamente e l’obiettivo primario del management, a partire dal presidente Maurizio Costa e dall’ad Laura Cioli, è tagliare il tagliabile. Per questo sul boccone Rcs Sport (45 milioni di ricavi nel 2014) oltre ai cinesi si sono gettati gli americani di Img, storici rivali di Infront, ma soprattutto, secondo ricostruzioni di mercato, anche il gruppo televisivo  Discovery, terzo polo in Italia con quasi il 7% di share e proprietario della piattaforma paneuropea Eurosport.

Ovvio che per Rcs non sarà facile privarsi in questo momento di un business florido e in costante crescita. Ma potrebbe essere ipotizzata anche l’alleanza strategica con uno dei player internazionali interessati all’attività di gestione degli eventi sportivi. Anche perché Cioli al momento pare avere poche carte da giocare per presentare entro il 18 dicembre il piano industriale che deve puntare all’abbattimento del debito (500 milioni) per evitare l’aumento di capitale.

Opzione che potrebbe essere superata con la valorizzazione di Unidad Editorial. Oltre a tagliare costi strutturali intervenendo sull’area corporate, dove ancora oggi figurano 472 dipendenti su un totale di 4.007, gli stessi del 2007 (476) quando però l’organico complessivo era di 6.480 persone e il fatturato era il doppio dell’attuale. Un fardello enorme (ebitda negativo di 23 milioni su 53,8 milioni di ricavi) che finora l’azienda non ha intaccato.