Interessante analisi di Lelio Cusimano oggi sul Giornale di Sicilia a proposito della realizzazione del nuovo stadio a Palermo: un affare che farebbe bene non solo al Palermo ma a molte realtà che ruotano attorno alla squadra presieduta da tredici anni da Maurizio Zamparini.
La realizzazione di un nuovo stadio, non solo a Palermo, investe interessi molto più ampi di quelli della squadra di calcio: ci sono in gioco immagine della città, attrattività turistica, potenzialità per organizzazione di grandi eventi, ritorno finanziario dell’investimento, gettito fiscale, occupazione in termini di posti di lavoro direttamente o indirettamente creati.
Tanti i motivi che dovrebbero suggerire alle parti in causa una posizione più dialogante e meno ostentamente conflittuale. Scrive Cusimanto: “la Regione Siciliana incasserebbe almeno 30 milioni di euro soltanto da oneri fiscali connessi alla costruzione, potrebbe dirottarne una parte a sostegno dell’investimento, riducendo così le esigenze di compensazione dell’investitore”.
Ma il Palermo e Zamparini in particolare si sono già imbattuti in una disavventura infrastrutturale quando hanno provato a percorrere l’idea di un nuovo centro sportivo.
“La «pratica» dell’impianto era ormai completa – racconta il Giornale di Sicilia – si aspettava solo il «sì» (scontato) del Consiglio comunale del Comune di Carini, che ha però deciso di rinviare la decisione finale. L’atteso «sì» è arrivato la scorsa estate; ma quanta esasperante fatica”.
Molte speranze erano state alimentate dalle norme sugli «stadi» (Legge di stabilità 2014, articolo 1, commi 304-305). Una legge che assicura tempi e procedure spedite. L’Udinese, ad esempio, uno degli ultimi impianti di calcio realizzati in Italia, ha impiegato sei anni per avviare la fase realizzativa, mentre con la nuova legge ci avrebbemesso 315 giorni.
I nuovi stadi, infatti, possono prevedere interventi infrastrutturali che portino «ricavi continuativi». Insomma, come dire che, tenendo conto dell’esiguità delle risorse pubbliche, i nuovi stadi dovranno essere pagati dalle società calcistiche o dai loro patron, ma resi sostenibili da idonee «clausole di compensazione». E qui si entra nel campo della valutazioni politiche, seppuremitigate da precise disposizioni dellalegge sugli stadi.
La proposta di costruzione deve infatti prevedere «interventi funzionali alla fruibilità dell’impianto, al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrere alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici».
Proibita la «realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale». Ciò ovviamente non esclude, anzi è previsto, chela «compensazione» per l’investitore privato possa attuarsi attraverso spazi commerciali, della ristorazione o dell’ospitalità, tanto per fare qualche esempio. È il caso del centro sportivo Juventus-Village.
“Purtroppo – conclude l’analisi di Cusimano – la vicenda del nuovo stadio di Palermo è stata portata avanti con scarne informazioni, con battute secche e senza mediazione; è sembrata più uno scambio di colpi, che una vicenda di valenza imprenditoriale e di grande interesse pubblico. Sarebbe auspicabile, invece, che il proponente ed il concedente si parlassero di più e cercassero spazi di condivisione, anche con la Regione. Insomma c’è un grande interesse collettivo alla realizzazione del nuovo stadio di Palermo e la cosa non può essere trattata alla stregua di improbabili speculazioni, peraltro proibite ex lege, né tantomento di preclusivi rigorismi politico-amministrativi”.