Pergocrema ricorso macalli – E’ durato poco meno di un’ora, davanti al Collegio di Garanzia del Coni, il dibattimento relativo al ricorso presentato dal presidente di Lega Pro e vicepresidente federale, Mario Macalli, contro l’inibizione di 4 mesi inflittagli dalla Corte Federale d’Appello della Figc per la violazione dell’articolo 1 bis (‘Lealtà, correttezza e probità’) del Codice di Giustizia federale per conflitto d’interesse e abuso d’ufficio nella gestione dei marchi relativi al Pergocrema Calcio.
Durante il dibattimento, la difesa di Macalli ha chiesto il proscioglimento mentre la Figc si è opposta chiedendo la conferma dei 4 mesi di inibizione. Il dispositivo è atteso in serata. E’ stato invece stralciato a data da destinarsi il ricorso dell’ex presidente del Pergocrema, Sergio Briganti, contro l’inammissibilità del suo atto d’intervento nel precedente procedimento di primo grado in Figc.
A mrgine del dibattimento, Macalli ha rilasciato una dichiarazione spontanea al Collegio: “Ho cominciato a fare il dirigente sportivo a 18 anni, poi ho fatto questa carriera che era meglio non fare, a servizio di una istituzione che ho servito come pochi. Io ho registrato i marchi a mio nome – precisa Macalli – e li ho registrati perché nella mia vita ho avuto solo due amori: mia moglie, con la quale condivido una vita che con questa vicenda hanno cercato e stanno cercando di distruggere, e lo sport, il calcio. Non ho avuto figli, questi marchi li volevo mettere a disposizione del quartiere povero della città dove sono cresciuto in modo da poter sviluppare socialità“. In conclusione, Macalli fa notare al Collegio il suo stupore: “Sono sempre più meravigliato perché ora parlano di tutto, ma il Consiglio federale poi spiegherà che abbiamo varato una norma che io ho voluto più di tutti, che preclude la possibilità di acquisire oltre il 10% delle quote delle società a chi ha commesso reati e a chi non garantisce la solvibilità con le banche”.
Il riferimento è alle nuove norme sull’acquisizione dei club varate lo scorso marzo dalla Figc per evitare nuovi casi-Parma. “Ce l’avevano a Crema questa solvibilità? Io sono un precursore – ha concluso -, sono arrivato prima di due anni, come in tante cose. Il problema non è avere un marchio ma avere i soldi per giocare e pagare gli stipendi a fine mese”.