Parma, ultima asta il 9 giugno: va limato ancora il debito sportivo

Nemmeno all’ultima asta del 28 maggio, nessuna offerta è pervenuta per l’acquisto del Parma Calcio. Vana dunque l’attesa della piccola selva di cronisti, appostata sotto il portone dell’elegante palazzina del…

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Nemmeno all’ultima asta del 28 maggio, nessuna offerta è pervenuta per l’acquisto del Parma Calcio. Vana dunque l’attesa della piccola selva di cronisti, appostata sotto il portone dell’elegante palazzina del centro di Parma, dove ha sede il notaio Giulio Almansi. Ovvero il notaio incaricato di raccogliere le offerte dei soggetti interessati all’acquisto del club.

Ma vana era soprattutto l’attesa dei tifosi parmigiani, che speravano nell’ultima asta – e nel conseguente prezzo di partenza, abbassato fino a circa 6 milioni di euro – per vedere la propria squadra salvata da uno o più imprenditori. Un’attesa rimasta congelata dalla segreteria dello studio notarile, dal quale arrivava solo un “Il notaio non ha nulla da commentare, non sono arrivate offerte”.

Il no alla riduzione degli ingaggi che blocca l’acquisto del club

Dunque il lungo lavoro della curatela fallimentare, che si era protratto fino alle ore piccole di ieri notte per cercare di raggiungere più accordi possibili di riduzioni dell’ingaggi con alcuni giocatori. Ma dopo aver incassato l’unico sì importante da Antonio Cassano, era chiaro che si sarebbe arrivati a questo punto. Invece lo stallo di alcuni giocatori ha fatto sì che gli eventuali offerenti si siano tirati indietro, per evitare di dover arrivare a pagare fino al 100% degli emolumenti. Le parole di Alessandro Lucarelli, capitano della squadra da mesi in prima fila per il salvataggio del club e membro del Collegio dei Creditori, sono dedicate ai compagni che ancora non hanno accettato la riduzione: “Finora si è solo capito che tirare la corda non serve a nulla, perché se non si abbatte il debito nessuno è interessato alla squadra. Spero che capiscano che è una strada da percorrere tutti insieme”.

Dunque, al momento tra i grandi giocatori (grandi nel senso del peso che i loro stipendi hanno sul bilancio societario) solo Antonio Cassano ha detto sì alla riduzione dell’ingaggio. Il giocatore è stato visto in mattinata aggirarsi nella zona del Tribunale di Parma, mentre dal notaio si attendevano offerte. Poco dopo la scadenza delle 12, il Parma rilasciava un comunicato, che confermava le zero offerte e aggiungeva: “Già nelle prossime ore i curatori si confronteranno con il Comitato dei Creditori e con il Giudice Delegato per le necessarie decisioni sul futuro dell’azienda sportiva e per l’eventuale prosecuzione dell’esercizio provvisorio”.

Che fine farà il Parma: tutto dipende dal debito sportivo

Ma il tempo a disposizione è poco, tanto che nel giro di un’ora dal rilascio del comunicato della società, dal Tribunale di Parma escono i curatori Angelo Anedda e Alberto Guiotto, assieme a Lucarelli. Il capitano è chiaro: “Spero che questa giornata faccia capire ai colleghi che non hanno rinegoziato il debito che c’è un’ultima possibilità e che superata quella non c’è più niente per nessuno”. Sì, perché vanno convinti quanti più giocatori possibili ad accettare la riduzione. Dopo Cassano, si punta a Amauri, Pavarini, Marchionni e Modesto. Di questi quattro, solo l’ex portiere avrebbe accettato. L’italo-brasiliano nicchia, su Modesto c’è un  discreto ottimismo sulla chiusura della trattativa entro poco, mentre Marchionni resterebbe al momento l’osso più duro. Inizialmente sembrava orientato per il 30% della riduzione, poi salito al 50%. Ma ancora sull’accordo non ci sono conferme.

In tutto, sono una ventina i giocatori sui quali si tratta per la riduzione degli ingaggi. Da qui, passa il futuro del Parma. La risposta del giudice delegato Pietro Rogato e della curatela fallimentare è stata, nel frattempo, immediata: nel primo pomeriggio è diventato ufficiale il prolungamento dell’esercizio provvisorio fino al 15 giugno. Così come è ufficiale un ultimo tentativo, un’asta prevista per il 9 giugno.

Su chi possa acquistare il Parma, come si dice in questi casi, vige il massimo riserbo. La voce che voleva l’imprenditore della Segafredo, Zanetti, interessato assieme al manager di fiducia Luca Baraldi è stata smentita dall’interessato. Si parla di una mini-cordata di imprenditori stranieri, che sarebbero dotati di ampie disponibilità economiche. Ma chi arriverà, di certo, vorrà risparmiare il più possibile sulle pendenze dell’immenso parco giocatori. Non si tratta di tirchieria, ma di ottimizzare le risorse. Va tenuto presente che chi arriverà, se estinguerà il debito sportivo e iscriverà la squadra alla Serie B entro il 30 giugno, ammortizzerà la spesa iniziale (4,5 milioni di base d’asta più i debiti sportivi) con il paracadute per le retrocesse, più i diritti tv per il campionato cadetto. Quindi meno soldi escono per i debiti, più se ne accantonano per costruire una orsa in grado di affrontare la B.

Al momento, l’unica certezza è che il debito sportivo è stato abbassato: dagli originari 80 milioni circa (si è infatti scoperto che erano qualcosa di più dei 74 inizialmente detti), si è passati a una cifra compresa tra i 25 e i 30: l’oscillazione dipende dagli emolumenti dei giocatori di cui si è detto. Dopo il 9 giugno, in caso di altre zero offerte, si potrà procede a trattative private. Ma il tempo sarà strettissimo e la D più vicina.