«Petkovic ha un accordo con noi fino al 2014, è una persona seria, si trova bene alla Lazio e non vedo perché dovrebbe andare via. Vorrei anche che i professionisti sotto contratto venissero lasciati lavorare in pace». Parola di Lotito. Era l’estate, ormai, dell’anno scorso quando il presidente della Lazio puntava tutto, insieme al dg Tare, sull’uomo nuovo di Sarajevo. Vladimir Petkovic. E pensare che ad inizio stagione, quando i biancocelesti partirono a tutta birra in campionato, in molti pensarono che la scommessa laziale potesse veramente dare i suoi frutti. Sei mesi dopo, invece, nella prima sfida del 2014 si siede sulla panchina della Lazio l’ex Eddy Reja, che in due stagioni consecutive nella capitale è andato per ben due volte vicinissimo alla zona Champions e nel giorno del grande ritorno mette a segno una bella vittoria cansalinga contro l’inter del magnate Thohir.

La vicenda Petkovic
“La Lazio comunica di avere risolto per giusta causa il contratto di lavoro sportivo con Vladimir Petkovic”. Così una nota biancoceleste ha chiuso il capitolo dell’allenatore bosniaco nella capitale che ha suscitato la querelle giudiziaria ampiamente documentata da Calcio&Finanza durante la scorsa settimana e che sembra aver ancora lunghi strascichi dato che l’accordo tra la società biancoceleste ed i legali del bosniaco sembra ancora molto lontano, soprattutto dopo che Petkovic ha dichiarato che la sua immagine è uscita danneggiata dal licenziamento dalla Lazio.
Reja e Petkovic
Il cambio di timoniere in casa Lazio non sconvolge la società capitolina in modo particolare da un punto di vista finanziario. La società ora attende come il titolo reagirà in borsa, dopo aver chiuso il 2013 con un buon +11%, e soprattutto dopo aver chiuso nella giornata dell’Epifania a 0,4998 con un incremento dello 0,38%. Edoardo Reja, il neo tecnico, percepirà 460 mila euro fino a fine stagione per raddoppiarli nel 2014/2015, qualora sia ancora seduto sulla panchina della squadra di Lotito. Petkovic aveva lo stesso ingaggio e avrebbe avuto le stesse possibilità di raddoppio del suo successore, qualora avesse centrato gli obiettivi della dirigenza. Cosa che come abbiamo visto, purtroppo per lui, non ha fatto.