Nell’ultima sessione di calciomercato, la Virtus Entella si è assicurata le prestazioni di un giovane difensore italiano, Lorenzo Negro. Una notizia minore, con tutto il rispetto. Ma se la riportiamo, un motivo c’è. Perché Lorenzo Negro non arriva da una squadra di professionisti, né da una cantera. Fino a qualche mese fa, Lorenzo si allenava nella Nike Academy.
Il caso del giovane italiano non l’unico. Nelle ultime settimane, diversi ragazzi hanno trovato un contratto da professionista in giro per il mondo tra serie B inglese, massima svedese e australiana. Ancora si tratta di una goccia, nel mare del professionismo calcistico. Il valore totale delle rose della nostra Serie B, dove Nigro ha appena trovato lavoro, è di 326,28 milioni di euro, contro 2,42 miliardi della Serie A. Viene però da chiedersi che intenzioni future abbia la Nike.
Dal contenitore al contenuto
Già, perché fino ad oggi l’azienda statunitense si è limitata a produrre il contenitore del gioco del calcio: maglie, scarpe, palloni. Il primo contratto con un giocatore risale al 1982, quando Nike assunse Ian Rush come proprio uomo immagine. Ma la vera irruzione dello swoosh nel calcio resta il contratto con la nazionale di calcio del Brasile, che debuttò con la maglia verdeoro firmata Nike ai Mondiali di Francia ’98.
Da lì in poi, Nike è diventata una superpotenza mondiale. Nel corso degli anni, è riuscita ad erodere lo svantaggio nei confronti di un marchio storico come Adidas, arrivando a superarlo nell’anno del Mondiale 2014. Uno smacco autentico per i tedeschi, nonostante siano partner della Fifa per palloni e casacche degli arbitri della Coppa del Mondo. E nonostante in Brasile le due finaliste, Argentina e Germania, fossero targate con le tre strisce. I numeri di Nike sono impressionati: il brand ha chiuso il terzo trimestre dell’esercizio 2014/2015 con ricavi per 7,46 miliardi di dollari, in aumento del 7% rispetto ai 6,97 miliardi del corrispondente periodo dell’esercizio precedente. Inoltre, I vertici di Nike hanno segnalato che gli ordini per il periodo marzo-luglio sono in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma il contenitore non basta. Per un prodotto di qualità, serve anche un contenuto. Negli anni, dopo il pionieristico esperimento di Rush, Nike ha speso molto anche nel reclutare calciatori affermati. Nel tempo sono arrivati Maldini, Cannavaro, Ronaldo (sia il brasiliano che Cristiano), Figo, Pirlo. Alla Nike però, si sono chiesti se era possibile produrre giocatori in casa. In fondo, il concetto è il medesimo: sfruttare un giocatore di calcio (quindi il contenuto) per promuovere un prodotto (il contenitore) esaltandone determinate caratteristiche.
Il caso di Nike Academy
Così, mentre Adidas punta sui top club per riprendersi il vantaggio su Nike (vedi l’ormai famoso contratto con il Manchester United), la Nike ha cominciato a percorrere la via della Academy. Sfruttando la partnership con la Premier League, cui l’azienda Usa fornisce ogni anno pallone ufficiale e casacche per arbitri (sull’orma di Adidas al Mondiale), Nike ha inaugurato la propria scuola calcio scegliendo come base operativa il centro tecnico federale di St George Park, nel cuore dell’Inghilterra.
https://www.youtube.com/watch?v=PsBDDKiuGA4
Per entrare nella Nike Academy, è stato fatto un vero e proprio provino per gradi, sul modello di un format televisivo e chiamato The Chance. Dopo una serie di prove, 4 anni fa i primi ragazzi sono stati selezionati ed hanno formato la prima squadra della Academy. L’idea è quella di formarli tecnicamente, usandoli allo stesso tempo per giocare amichevoli con le giovanili di grandi team firmati Nike in giro per l’Europa. La strategia unisce calcio e marketing: i ragazzi, durante le partite, indossano scarpe con il “baffo” e quando gli spezzoni del match sono visibili sul canale YouTube ufficiale, si cerca di colpire il target dei più giovani. Come successo ad esempio nel 2013 con la linea Hypervenom.
Il prossimo passo, potrebbe essere quello di investire direttamente in una squadra. Soprattutto dopo i risultati ottenuti nell’ultima stagione. La Nike Academy, dopo aver battuto una rappresentativa giovanile dell’Inter a Milano, si è concessa il lusso un mese fa di battere una squadra di pari età del Barcellona, nientemeno che alla Masia. Alcuni giocatori, oltre a Negro, hanno trovato nel frattempo un contratto: Callum Harris al Wolverhapton, Kamal Guthmy al Birmingham, Dejan Pandurevic al Central Coast Mariners, Soo Yong Yoon al Djurgardens. Oltre a formare i ragazzi, la Nike potrebbe addirittura ottenerrci sopra ulteriori ricavi, oltre a quelli pubblicitari. Magari partendo dal basso, con una squadra di quarta categoria inglese. La Nike ha di certo la potenza economica per sostenere una squadra. Tanto da potesri permettere persino l’acquisto dell’Aston Villa, club di Premier League, in vendita per 100 milioni di sterline.