Adidas e Nike, due colossi a confronto nella gara per eccellenza. Le due note aziende di abbigliamento sportivo infatti, che figurano tra i maggiori fornitori di materiale tecnico della kermesse brasiliana, si presentavano ieri alla partita tra Brasile e Germania di Belo Horizonte con la speranza di trasformare il match in un momento unico, storico per entrambe le firme. Da una parte infatti, Adidas, con la sua nazionale di appartenenza, la Germania, e con l’inequivocabile obiettivo di fare la storia in terra brasiliana, trionfando sia sportivamente che, di riflesso, commercialmente. Un grande Sogno.
Al cospetto di Nike che, invece, con la sua nazionale rappresentativa di maggior rilievo, il Brasile, aveva ugualmente l’obiettivo di assestare il colpo definitivo, in termini di immagine e di visibiltà del prodotto, all’avversario di sempre, con la strategia del Risk Everything, del “rischiotutto”. A ragione, viste le notevoli assenze nella formazione verdeoro, tra cui il testimonial più importante sia per l’azienda a stelle e strisce, sia per il ct Scolari: l’attaccante del Barcellona Neymar, grande e rimpianto assente della partita, anche in termini strettamente strategici.
Ieri sera dunque c’era qualcosa di molto più importante in gioco, seppur in ballo ci fosse addirittura una finale mondiale: dimostrare al mondo chi regnasse davvero nel calcio, e farlo nella competizione più importante e seguita dal pubblico di tutto il pianeta.
Ma nemmeno nel migliore dei sogni, di quelli con la “esse”maiuscola, Adidas poteva immaginare un’impresa, folle e clamorosa, come quella di questa prima semifinale, compiuta da una squadra che né è, al contempo, madrepatria e maggiore rappresentante; e nè da parte sua, Nike avrebbe mai pensato che la filosofia del “rischio tutto“, avrebbe visto il suo triste e impronosticabile epilogo in questo mondiale sudamericano.
I sette gol che ieri sera la Germania ha inflitto alla selezione di casa, una nazionale Nike, in un paese tradizionalmente Nike, dove Adidas cerca da tempo la sua fetta di mercato, hanno lasciato la multinazionale Usa senza reale capacità di risposta né di reazione, in questo Brasile 2014. Perché, molto probabilmente, neanche una vittoria finale dell’Olanda di Van Gaal, squadra firmata dal famoso logo a“baffo”, tirerebbe fuori l’azienda dell’Oregon dalle difficoltà di questa durissima sconfitta.
Benché la sua strategia commerciale durante tutto il mondiale sia stata elogiata un po’ in tutto il mondo, con campagne che sono riuscite a captare l’attenzione di simpatizzanti, specialisti e perfino dei suoi rivali, tuttavia, la rapida eliminazione dei suoi principali ambasciatori brasiliani, dopo il definitivo forfait dell’ultimo pilastro cui aggrapparsi, Neymar, hanno lasciato scoperta la macchina strategica della casa americana: si poteva sperare che il sogno di Adidas non si trasformasse davvero in incubo. Ma così è stato per la Nike e per il Brasile, squadra e popolo.
Mentre per Adidas, partita malissimo con l’eliminazione della Spagna campione del Mondo, la vittoria tedesca ha riscattato, completamente, una partenza difficile e in salita, di fronte all’avversario più grande, la Seleçao di Scolari.
Fabio Colosimo