Il declino della Serie A nei numeri dell'annuario Il Calcio Conta

Il momento di difficoltà del calcio italiano raccontato attraverso il linguaggio sintetico e immediato dei numeri. È questo…

libro mondellini

Il momento di difficoltà del calcio italiano raccontato attraverso il linguaggio sintetico e immediato dei numeri. È questo l’obiettivo di Il calcio conta – Annuario di infografiche nel pallone” scritto da Gianfranco Teotino, Michele Uva e Niccolò Donna e presentato oggi a Roma presso il Circolo del tennis al Foro Italico. Al dibattito sul libro edito da Rai Eri-Bur, moderato dal direttore di Rai Sport Mauro Mazza, hanno preso parte anche il presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta, e i presidenti di Napoli e Lazio, Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito. Un malessere, quello del pallone, che ha portato il calcio made in Italy a perdere di competitività rispetto agli altri campionati europei. «Il gap è sempre più ampio, gli altri crescono più velocemente di noi – ha spiegato il giornalista Gianfranco Teotino-. Bisogna investire per tornare ad essere competitivi, nel calcio la spending review non basta, abbiamo il problema delle supersquadre che incassano 300 milioni ma devono competere con club stranieri che ne incassano 500. Se non si riesce a lavorare sui ricavi sarà difficile andare avanti e impossibile costruire stadi nuovi di cui c’è sempre più bisogno».

A conferma di quanto ‘il calcio conta ci sono i dati in arrivo dalla Francia, nelle scorse settimane la Ligue 1 ha ceduto i diritti tv domestici per il quadriennio 2016-2017/2019-2020 per un totale di 3 miliardi di euro circa. Inoltre  la crescita dei fatturati nel Vecchio Continente negli ultimi 15 anni conferma il buono stato di salute: +326% in Premier League, +322% in Bundesliga, +288% in Ligue 1, +237% nella Liga spagnola e +185% in Serie A. Ma il progresso nel Belpaese resta modesto, nell’ultimo triennio è stato del 2,5% a fronte del 17,7% dell’Inghilterra e del 12,5% tedesco. 

Dal 2012-2013, per il secondo anno di seguito, il valore della produzione della A è cresciuto più del costo di produzione. Le entrate complessive sono state pari a 2.307, 6 milioni, +7,5%, crescita dovuta soprattutto ai ricavi da diritti media, +8,1%. Nello stesso periodo il costo della produzione della Serie A è salito da 2.376 a 2.472 milioni, +4,1%, nel 2012-2013, è invece cresciuto solo dell’1% il costo del lavoro. La società col costo del lavoro più alto è il Milan, 183,8 milioni. Si è un pò fermata la crescita dei costi, in A il valore della produzione è cresciuto più dei costi; complessivamente le 20 società di A che hanno perso 201 milioni con un deficit aggregato in calo del 33% negli ultimi due anni. Il trend ci dice che l’Italia pallonara sta diventando un Paese esportatore di campioni. Ancora troppo ampie le rose: nel 2012-2013 i calciatori professionisti tesserati erano 1.127, 56,3 a squadra. In calo l’affluenza di pubblico, a livello di Serie A siamo a una media di 22.591 spettatori a partita a fronte dei 42.624 della Bundesliga e agli oltre 35mila della Premier.

Alla base del problema ci sono impianti desueti con una età media di 64 anni: nessuno stadio italiano è considerato dall’Uefa in categoria ‘elitè. Un esempio il modello Germania dove gli stadi nel periodo 2003-2012 hanno fatto registrare ricavi al botteghino del 113%, +57% in Liga a fronte dell’11% in più in Italia. Italia indietro anche nel settore delle sponsorizzazioni e delle attività commerciali: nel 2012-2013 l’intera A ha realizzato entrate di 341 milioni ma resta impietoso il confronto con gli altri. Nell’ultimo anno il solo Bayern Monaco ha portato a casa 237 milioni, 211 il Real Madrid mentre in Italia il Milan, leader nel settore, non arriva a 100 milioni, a 68,4 la Juve. Il valore medio dello sponsor tecnico, nell’anno 2012-2013, in Premier League ha un valore medio di 145,5 milioni di euro, 82,5 in Spagna, 56,7 in Germania e 65,5 milioni in Italia con 1 milione e 100 mila magliette ufficiali vendute a fronte dei 5.471.700 della Premier. Da sfruttare di più i giovani: In Europa è il Barca la società che ha prodotto più giocatori attivi. L’Italia ha invece il record di età media più alta dei suoi calciatori, 27,32 anni. Un dato che è il segno dei tempi le reti degli stranieri in A salite dal 34,6% della stagione 2004-2005 al 52,6% del 2012-2013.