Ubs lancia una secchiata d’acqua fredda in testa ai governanti brasiliani: i mondiali non porteranno Pil aggiuntivo e difficilmente saranno di aiuto alla cavalcata elettorale di Dilma Rouseff. Gli analisti svizzeri mettono così nero su bianco ciò che gran parte della popolazione manifesta, anche con risolutezza per le strade, dai tempi della scorsa Confederations Cup: in pochi rischiano di beneficiare del grande evento, ai più rischia di rimanere in mano il celeberrimo pugno di mosche.
Una teoria che, prendendo spunto da quanto avvenuto nel recente passato, mina anche la credenza che correre per accaparrarsi un grande evento sia una panacea per i mali di un’economia stagnante. Se gli analisti di Goldman Sachs si sono concentrati sul pronostico sportivo (Brasile vittorioso, Italia ai quarti) e sulle ripercussioni per i mercati azionari, dal report di Ubs che anticipa i mondiali arrivano dunque indicazioni interessanti sull’impatto che la Coppa del Mondo ha sul Paese ospitante.
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Gli studi accademici
Anche gli analisti della banca svizzera partono dalla vulgata che quel solo mese di competizioni dovrebbe essere in realtà capace di tradursi in asset (in primis infrastrutturali) duraturi per chi ospita l’evento. Eppure le evidenze empiriche, in particolare uno studio di Allmers and Maenning condotto in base a ricerche accademiche sui mondiali di Francia ’98 e Germania ’06, dicono “che non c’è impatto positivo su turismo, occupazione o reddito”, scrivono a Ubs. Nel caso del Brasile, per di più, la vastità del territorio e il fatto che gli interventi siano mirati in poche città rischiano di disperdere e parcellizzare ancor più i benefici, riducendoli sensibilmente.
L’impatto stimato e i suoi limiti
Secondo uno studio siglato E&Y, ricordano dalla banca svizzera, l’impatto stimato è di 142 miliardi di reais tra il 2010 e il 2014 (lo 0,6% del Pil), ma di questi solo 22,5 miliardi in investimenti diretti (lo 0,1% del Pil) e tutto il resto in ricadute indirette da verificare. Alla fine gli investimenti diretti sono stati poco più alti, ma di quelli ben 8 miliardi sono stati dedicati agli stadi: “Così, non solo il potenziale di trasformare gli investimenti in attività permanenti si rivela di piccole dimensioni”, ma c’è anche da considerare che “la maggior parte degli effetti di Coppa del Mondo è già alle nostre spalle”.
In ogni caso, continuano dalla banca svizzera, nel breve termine (cioè durante l’evento), la Coppa del Mondo potrebbe effettivamente avere alcune ripercussioni su alcuni indicatori economici. Ad esempio, si può stimare che gli effetti di calendario in relazione alla Coppa potrebbero limare 2,1 punti percentuali di produzione industriale durante l’evento, con la produzione di beni di investimento (-4.5%) e la quella di beni durevoli (-7.4%) chiaramente in negativo. D’altra parte, l’arrivo di turisti nel Paese – in SudAfrica furno 300mila, ma dovrebbero essere molti di più, si punta al doppio – potrebbe comportare un afflusso netto di 3 miliardi di dollari nell’economia carioca tra giugno e luglio, con ripercussioni sulla dinamica della bilancia dei pagamenti nel corso di questi mesi.
Le elezioni, rischio autogol per Dilma
Da ultimo, gli analisti riflettono su inflazione ed elezioni (quattro mesi dopo la fine dei mondiali): sul primo versante si potranno avere ripercussioni sulla stagionalità, in particolare sui servizi (prezzi di voli, biglietti dei trasporti, ristoranti e hotel), ma senza impatti di rilievo sull’andamento annuo: Ubs stima un +15% dell’indice dei prezzi al consumo a giugno, seguito da un –10% a luglio e quindi un –5% in agosto. Quanto alla poltica, infine, le presidenziali di ottobre non dovrebbero risentire di una eventuale vittoria del Brasile: un’affermazione sportiva – secondo fonti accademiche – offre sì un vantaggio a chi governa (fino all’1-2% di preferenze), ma nell’arco dei dieci giorni successivi. Più pericoloso il rischio di un insuccesso, non solo sportivo ma dal punto di vista della gestione dell’evento nel suo complesso: ben il 76% della popolazione prova “rigetto” verso la manifestazione, infatti, e già prima della Confederations Cup la popolarità di Dilma è scesa dal suo picco del 65% verso il 30%. Un tracollo che per Ubs oggi non si dovrebbe ripetere, ma se l’evento dovesse rivelarsi un flop e i verdeoro tradissero i loro tifosi, non sarebbe certo un bel colpo per la presidente.