Asta Champions League, silenzio Uefa e il mistero della terza offerta

L’asta italiana per i diritti di Champions League era la più temuta a causa della situazione attuale del mercato italiano. Anche per questo ieri l’Uefa non ha rilasciato alcuna comunicazione ufficiale

Calendario Champions League 2017-2018

L’asta italiana per i diritti di Champions League era la più temuta a causa della situazione attuale del mercato italiano. Anche per questo ieri l’Uefa non ha rilasciato alcuna comunicazione ufficiale nemmeno in merito al numero di offerte ricevute.

Oggi, tuttavia, indiscrezioni di stampa a partire da quelle di Milano Finanza in un articolo di Manuel Follis parlano di un’offerta da parte di Sky (c’è chi dice «monstre» e chi invece «normale»), una seconda da parte di Mediaset Premium e una terza da parte di un soggetto misterioso, che ieri nel corso della giornata in molti hanno cercato di individuare senza successo.

E’ praticamente scontato che sia Sky sia Mediaset abbiano partecipato, ma non si sa a quale prezzo.

I costi sostenuti dal network guidato da Pier Silvio Berlusconi per la scorsa gara (relativa ai diritti 2015-2018) sono stati 220 milioni a stagione, una cifra che ha avuto un forte impatto anche sull’ultimo bilancio di Mediaset chiuso con un rosso di 295 milioni proprio a seguito delle perdite di Premium (384,5 milioni) che ora deve ricapitalizzare per 283 milioni.

Per questo c’è chi alla vigilia del nuovo bando Uefa scommetteva che le offerte di Sky e Mediaset sarebbero state più basse (in una forchetta compresa tra 150 e 200 milioni) e in ogni caso allineate tra loro, anche se ieri è circolata anche la voce di un’offerta monstre da parte dell’operatore guidato da Andrea Zappia.

Sul terzo partecipante invece sono circolate tante voci ma nessuna che sembrava fondata. La Rai non è mai sembrato avesse intenzione di partecipare e in ogni caso non avrebbe le risorse per un’offerta congrua. Restano, e sono nomi circolati ieri, il colosso Perform e Vivendi.

Il bando di gara Uefa, però, prevedeva espressamente che il soggetto che fa l’offerta indicasse su quali piattaforme e canali e addirittura in che giorni trasmettere le partite. Vivendi dunque avrebbe dovuto fare un’offerta insieme a Mediaset (ma sarebbe paradossale visto che le due società stanno litigando da mesi) o insieme a Telecom, che però venerdì scorso ha seccamente smentito la partecipazione alla gara per i diritti della Champions in quanto interessata ai diritti sportivi solo in un’ottica di sostenibilità economica.

Senza contare che la Uefa non ha strutturato la sua offerta con pacchetti dedicati alla diffusione via internet. In ogni caso, il fatto che l’asta per i diritti della Serie A di calcio sia stata posticipata all’autunno (per mancanza di offerte valide) potrebbe aver reso la gara per trasmettere la Champions ancora più importante. Svenarsi per l’Europa potrebbe dire non avere più munizioni per il campionato italiano. E viceversa.

Dal canto suo la Uefa ha la certezza di reperire altrove le risorse: più di 2 miliardi arriveranno solo da Inghilterra e Francia. In attesa di conoscere le cifre ufficiali di Italia, Spagna e Germania, dove desta interesse il tentativo di Dazn di potenziare l’offerta di calcio online, l’obiettivo dei 3,4 miliardi di fatturato pare decisamente alla portata.