Lo scambio Torres Cerci, il ruolo del Chelsea e dei fondi di investimento

Nel calcio, così come nella finanza, tutto è possibile. Anche quello che, almeno apparentemente, sembrerebbe privo di logica, sia dal punto di vista sportivo, sia da quello finanziario,…

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Nel calcio, così come nella finanza, tutto è possibile. Anche quello che, almeno apparentemente, sembrerebbe privo di logica, sia dal punto di vista sportivo, sia da quello finanziario, molte volte diventa realtà. Il clamoroso scambio di prestiti tra Fernando Torres e Alessio Cerci, il primo di ritorno all’Atletico Madrid, il secondo ormai a un passo dal vestire la casacca rossonera del Milan, ne è forse uno degli esempi più ecclatanti.

Quando il 23 dicembre scorso il presidente dell’Atletico Madrid, Enrique Cerezo, dichiarò a Marca.com che un ritorno di Torres tra le file dei colchoneros era un’ipotesi plausibile, in molti in Italia, anche tra le fila dei tifosi del Milan, non gli diedero troppo credito. Le deludenti prestazioni del Niño in maglia rossonera, i 4 milioni di euro netti di ingaggio percepiti dal giocatore a Milano, l’età non più verdissima dell’attaccante spagnolo (compirà 31 anni il prossimo 20 marzo), erano tutti elementi che, per qualunque osservatore dotato di buon senso, giocavano a sfavore di un ritorno di Torres a Madrid.

Se a ciò si aggiungeva il fatto che il giocatore non era allora di proprietà del Milan, essendo in prestito biennale dal Chelsea, e che dunque senza l’assenso del club controllato da Roman Abramovich, nessuna triangolazione di mercato, compreso lo scambio con Cerci, sarebbe stata possibile, le dichiarazioni di Cerezo suonavano poco più che una boutade.

E invece nel giro di 24 ore l’affare è decollato. Ma anche ora che tutti i tasselli dell’operazione, compresa la disponibilità di Cerci a vestire la maglia del Milan, sono stati sistemati e siamo ormai ad un passo dall’ufficialità, c’è qualcosa che, almeno dal punto di vista finanziario, sembra non tornare.

SCAMBIO TORRES CERCI, PER IL CHELSEA PERDITA SECCA DI 18,4 MLN DI STERLINE

Per favorire lo scambio Torres Cerci il Chelsea ha deciso di chiudere il prestito in essere col Milan e di cedere a titolo gratuito il “cartellino” del Niño al club guidato da Adriano Galliani. L’operazione, che si concretizzerà il 5 gennaio, si tradurrà sul bilancio dei blues relativo alla stagione 2014/15 in una minusvalenza di 13,845 milioni di sterline (17,686 milioni di euro al cambio 1 euro = 0,7822 sterline), che si andrà ad aggiungere ai 4,615 milioni di sterline (5,895 milioni di euro) relativi alla quota di ammortamento del “cartellino” di Torres per il periodo compreso tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2014. Complessivamente, dunque, la decisione del Chelsea di cedere a titolo gratuito Torres al Milan avrà un impatto negativo sul prossimo bilancio dei blues di 18,46 milioni di sterline (23,581 milioni di euro).

Vediamo perché. Torres era passato dal Liverpool al Chelsea il 31 gennaio 2011 per 50 milioni di sterline (circa 58,5 milioni di euro al cambio dell’epoca). L’attaccante spagnolo aveva firmato un contratto di 5 anni e mezzo (scadenza 30 giugno 2016) con il club londinese a fronte di un ingaggio lordo di 9,1 milioni di sterline a stagione (11,6 milioni di euro al cambio attuale). Complessivamente, dunque, il costo a stagione di Torres sul bilancio del Chelsea era di 18,33 milioni di sterline (9,1 milioni di ingaggio lordo più 9,23 milioni di ammortamento).

Con il passaggio in prestito biennale al Milan, formalizzato il 31 agosto 2014, il Chelsea era riuscito a dimezzare il costo/stagione del Niño. Non dovendo più pagare il pesante ingaggio del centravanti, ormai a carico dei rossoneri, l’unico costo da iscrivere a bilancio era rappresentato dalla quota annuale di ammortamento, pari a 9,23 milioni a stagione.

Un costo che, alla luce della decisione di cedere a titolo gratuito di Torres al Milan, raddoppierà anche se sarà spesato integralmente nel bilancio 2014/15 dei blues.

In conclusione, dunque, il Chelsea, pur di rendere possibile lo scambio tra Torres e Cerci, ha deciso di spesare in una sola stagione un costo che, grazie alla formula del prestito biennale, avrebbe potuto spalmare su due bilanci.

SCAMBIO TORRES CERCI, IL RUOLO CHIAVE DEL FONDO D’INVESTIMENTO

Se le motivazioni che hanno spinto il Chelsea a spesare integralmente nel 2014/15 l’intero costo del cartellino di Torres (se la scelta fosse stata economicamente premiante lo avrebbero potuto fare giò ad agosto) non sono chiarissime, più chiare sono invece le ragioni che hanno portato l’Atletico Madrid a privarsi dopo soli 4 mesi dal suo arrivo in Spagna di Cerci.

Come riportato dalla stampa specializzata nel calciomercato la scorsa estate, il passaggio dell’attaccante dal Torino all’Atletico Madrid era stato favorito da un fondo di investimento, che si sarebbe fatto carico di parte dei 15 milioni (anche se qualche fonte parla di 18 milioni) messi sul piatto dai colchoneros per vincere la concorrenza dell’Arsenal e dello stesso Milan.

Tuttavia il poco spazio trovato dall’attaccante italiano negli schemi di Diego Simeone rischiava di svalutare l’investimento effettuato dal fondo che, a quanto sembra, deterrebbe circa il 50% del “cartellino” di Cerci. Di quì la necessità di trovare una squadra in cui l’ex ala di Torino e Fiorentina possa mettersi nuovamente in luce e consentire al fondo in questione di non vedere andare in fumo il proprio investimento.

Ma come si chiama questo fondo di investimento? Qui si entra in un terreno scivoloso, perché ufficialmente nessun soggetto terzo ha rivendicato un ruolo nel passaggio di Cerci dal Torino all’Atletico. Tuttavia se oggi si parla genericamente di un fondo di investimento, lo scorso agosto più fonti avevano parlato esplicitamente di un fondo inglese. Qualcuno, come il noto esperto di calciomercato Gianluca Di Marzio, si era spinto anche più in là indicando in Quality Sports Investments la terza parte che aveva aiutato finanziarimente i colchoneros ad acquistare Cerci dal Toro (si vedano i resconti dell’epoca).

I LEGAMI TRA IL CHELSEA, L’ATLETICO E LA QUALITY SPORTS INVESTMENTS

Se questa informazione fosse confermata si spiegherebbero tante cose. Per chi non lo sapesse Quality Sports Investments è una catena di veicoli di investimento specializzati nell’acquisto dei diritti economici dei calciatori promossa dalla Creative Arts Agency (CAA), società con sede a Los Angeles attiva nella gestione dei diritti di immagine di atleti e franchigie degli sport americani ma attiva anche nel calcio europeo. Tra i clienti della CAA figurano infatti Cristiano Ronaldo, il Barcellona e lo stesso Chelsea. (si veda il sito ufficiale di CAA).

Advisor (ovvero consulenti) dei fondi promossi da Quality Sports Investments, così come risulta da un documento ufficiale svelato dal Guardian lo scorso settembre (leggi l’articolo del Guardian), sono due società: la Gestifute di Jorge Mendes, il superprocuratore portoghese di CR7 e del tecnico dei blues, Josè Mourinho, e la Opto dell’ex amministratore delegato del Manchester United e del Chelsea, Peter Kenyon.

Quest’ultimo, quando era al timone dei Red Devils, è stato l’artefice dell’arrivo a Manchester di Cristiano Ronaldo, Anderson e Nani, tutti clienti di Mendes. Un copione che sì è ripetuto dopo il suo passaggio al Chelsea con l’arrivo a Londra di Deco, Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira, anch’essi della scuderia sul superagente portoghese di Mou.

Ma in che modo Mendes e Kenyon presterebbero la propria attività di consulenza ai fondi Quality Sports Investments? Nel documento consultato dal Guardian, relativo al fund raising da 85 milioni di euro del fondo Quality Sport V Investments LP, il ruolo di Mendes e Kenyon viene descritto come quello di facilitatori delle transazioni tra i club partner del fondo in Spagna e Portogallo (Porto, Benfica, Sporting Lisbona, Sporting Braga e Atletico Madrid vengono citati esplicitamente tra i club partner) e i grandi club europei (i cosidetti Big 10, tra cui non può non figurare il Milan).

Ma non è tutto. Secondo quanto ampiamente documentato dal Guardian, il Chelsea avrebbe anche investito direttamente in uno dei fondi promossi da Quality Sports. Si tratta di un veicolo con sede nel paradiso fiscale di Jersey attualmente denominato Burnaby Investments LP, ma che fino al novembre 2012 si chiamava Quality Sport III Investments LP.

Sempre secondo l’autorevole quotidiano britannico, la cui ricostruzione non è mai stata smentita dai diretti interessati, soci del Chelsea in Burnaby Investments LP sarebbero ancora una volta la Creative Arts Agency e Jorge Mendes attraverso il veicolo Burnaby GP Limited.

I legami tra il Chelsea e Quality Sports Investments
I legami tra il Chelsea e Quality Sports Investments

IL RUOLO DI QUALITY SPORTS NEL TRASFERIMENTO DI DIEGO COSTA AL CHELSEA

Appare dunque abbastanza evidente che il legame tra il club di proprietà di Roman Abramovich, Quality Sports Investments e l’Atletico Madrid (definito in un documento uffificale come partner del fondo) non è solo una fantasia giornalistica. Basti pensare alle operazioni di mercato realizzate la scorsa estate sull’asse Madrid-Londra, tra cui il trasferimento di Diego Costa dai colchoneros ai blues per 38 milioni. Un’operazione, quest’ultima, in cui uno dei fondi della Quality Sports Investments avrebbe avuto un ruolo chiave.

Come ammesso di recente dallo stesso presidente dell’Atletico Madrid Enrique Cerezo (qui le parole di Cerezo a Marca.com) dei 38 milioni pagati dal Chelsea per il centravanti brasiliano naturalizzato spagnolo nelle casse dell’Atletico Madrid ne sarebbero arrivati meno della metà.

La restante parte, come documentato dal blog Forzaatleti.com (leggi l’articolo integrale) sarebbe stata suddivisa tra il fondo Quality Sports Investments, lo Sporting Braga (altro club partner del fondo Quality Sports) e Jorge Mendes (procuratore del giocatore), mentre una piccola parte sarebbe stata destinata quale contributo di formazione ai club in cui Costa ha militato tra i 13 e i 23 anni.

ripartizione proventi cessione Diego Costa al Chelsea

SCAMBIO TORRES CERCI, GLI IMPATTI SUI CONTI DEL MILAN

Per il Milan lo scambio di prestiti tra Torres e Cerci ha senza dubbio una valenza positiva almeno dal punto di vista sportivo. Adriano Galliani è riuscito infatti a liberarsi di un giocatore (Torres) le cui prestazioni non sono state all’altezza delle aspettative di società e tifosi, mettendo a disposizione di Inzaghi un altro giocatore (Cerci) sicuramente più funzionale al modo di giocare del tecnico rossonero e desideroso di riscattarsi dopo la poco felice esperienza di Madrid.

Ma quali impatti avrà l’operazione sul bilancio al 31 dicembre 2015 del club rossonero? Apparentemente l’operazione sembrerebbe essere neutra o, al più, leggermente negativa per i conti del Milan. Sulla stampa specializzata sono circolate diverse versioni dell’accordo. C’è chi, come Sky Sport, ha sostenuto che il Milan continuerà a farsi carico dell’attuale ingaggio di Torres da 8 milioni lordi a stagione (quindi 4 milioni lordi dal 5 gennaio al 30 giugno), mentre Cerci, che a Madrid percepisce 2,2 milioni netti a stagione (4,4 milioni lordi), continuerà ad essere pagato dall’Atletico (leggi l’articolo di Sky Sport).

Secondo altre fonti, come ad esempio Milan News, nell’ambito dello scambio Torres Cerci, il Milan pagherà solo il 55% dell’ingaggio del Niño, mentre il restante 45% sarà a carico dei colchoneros. Sempre secondo Milan News, dalla prossima stagione dell’ingaggio di Torres se ne faranno carico in parti uguali l’Atletico Madrid e un fondo di investimento la cui identità non è tuttavia precisata. Per quanto riguarda invece lo stipendio di Cerci, che dovrebbe passare da 2,2 a 2,5 milioni netti a stagione, già da gennaio sarà integralmente a carico del Milan. Pertanto, considerato che l’ex attaccante del Toro arriverà a stagione iniziata, i rossoneri dovrebbero versare a Cerci 1,25 milioni netti (leggi l’articolo di Milan News).

Nella peggiore delle ipotesi, dunque, il Milan potrebbe vedere i propri costi aumentare di circa 700 mila euro nel periodo gennaio-giugno 2015 (2,2 milioni per Torres pari al 55% dei 4 milioni lordi di ingaggio relativi al periodo gennaio giugno + il 100% dei 2,5 milioni lordi dovuti a Cerci per 6 mesi = 4,7 milioni lordi, anziché i 4 milioni lordi che avrebbe pagato nei 6 mesi nello scenario tratteggiato da Sky).

E dopo? Dipenderà dalle prestazioni del nuovo arrivato. Alla luce di questa ricostruzione, infatti, lo scambio Torres Cerci sembra fatto apposta per evitare che il valore di mercato dell’attaccante italiano, che non aveva trovato grandi spazi a Madrid con Simeone, possa deprezzarsi, creando un problema non solo all’Atletico ma anche al fondo che ne controlla la metà del cartellino. Non per niente l’accordo tra Milan e Atletico prevede che se la prossima estate dovesse arrivare un’offerta per il giocatore e l’Atletico Madrid volesse accettare, i rossoneri non potrebbero opporsi e lo scambio con Torres verrebbe annullato.

Insomma per permettere a Cerci di giocare almeno 6 mesi nel Milan, il Chelsea ha accettato di portarsi a casa una perdita secca di 18,46 milioni di sterline nel bilancio 2014/15, l’Atletico Madrid ha avallato lo scambio con un giocatore come Torres, che pur essendo amato dalla tifoseria per i suoi trascorsi non risultava essere nei piani di Simeone. Dunque, gli unici che sembrano aver fatto un affare sono Galliani (almeno per i prossimi 6 mesi) e il fondo che ha investito nel cartellino di Cerci. Se poi si dovesse scoprire che questo fondo si chiama Quality Sports Investments, allora tutta l’operazione potrebbe essere letta sotto tutta un’altra luce.