Con il passaggio delle quote dell’Inter da Suning al fondo statunitense Oaktree, anche il comune di Rozzano e la famiglia Cabassi, proprietaria dell’area individuata, dovranno cambiare interlocutore per portare avanti ogni discussione per un’eventuale costruzione del nuovo stadio dell’Inter. Su questo punto è intervenuto il sindaco di Rozzano, Gianni Ferretti, che dovrà conquistarsi un altro mandato come primo cittadino del comune dell’hinterland milanese con le elezioni previste l’8 e il 9 giugno.
«Con il cambio di proprietà lo scenario cambia, e cambia in maniera sostanziale – ha rivelato Ferretti durante Newzgen, il programma prodotto da Alanews in onda su YouTube e Twitch –. Di fatto bisognerà capire se la nuova proprietà vorrà continuare nel percorso tracciato dalla vecchia; è un’incognita. Rimane la prelazione sull’area, che scadrà a gennaio 2025 e che immagino non sia stata solo strette di mano e pacche sulle spalle, ma anche soldi investiti. Risorse che, non dovesse far valere la prelazione, normalmente (la società, ndr) perderà. Bisognerà, dunque, capire l’entità di questa cifra e che cosa WeBuild presenterà: siamo tutti curiosi del progetto che sottoporranno a Inter e Milan per convincerle a ristrutturare San Siro».
Infatti, il Comune di Milano, insieme a Inter e Milan, attende lo studio di fattibilità di Webuild, la società italiana che si è fatta avanti per studiare il dossier San Siro, sicura di soddisfare le richieste dei due club e convincerli così a rimanere alla Scala del Calcio, di proprietà del capoluogo lombardo. Su quest’ultimo punto, il sindaco Giuseppe Sala si è detto disponibile a valutare una concessione molto lunga o addirittura una vendita pur di far rimanere le due società a Milano.
«Durante le interlocuzioni con l’Inter si è sempre dato per scontato che gli Zhang estinguessero il debito con Oaktree – ha ammesso il sindaco Ferretti proseguendo sul discorso Inter-Rozzano –. L’argomento del cambio di proprietà non è mai stato trattato, lo abbiamo appreso tutti il 21 di maggio con stupore e meraviglia perché si credeva che il gruppo Suning quel debito potesse ripianarlo, ridiscuterlo o addirittura saldarlo attraverso un altro fondo. Si è sempre lavorato pensando si andasse avanti con Suning. Io dell’Inter non ho più sentito nessuno da quando mi avevano correttamente avvisato sul rinnovo della prelazione. Era comunque uno scenario possibile, e si è verificato».
«Personalmente non mi ha infastidito – ha continuato il primo cittadino di Rozzano –, certamente che la volontà della nuova proprietà è un punto di domanda: non ho la più pallida idea se vorranno accelerare sullo stadio a Rozzano o far decadere il tutto per situazioni meno onerose. Bisognerà anche capire, lo dico anche da tifoso, se vorranno mantenere lo stesso management oppure no. Continuiamo a pensare che sia un’opera che possa fare del bene alla nostra città, in termini di immagine, indotto, posti di lavoro e servizi: essendo un’opera sovracomunale si potrebbero poi richiedere, per esempio, un prolungamento della metropolitana e un adeguamento della viabilità».
«L’interesse dell’Inter è testimoniato dal rinnovo della prelazione, certo molto dipenderà dal progetto di WeBuild: la mia idea è che se dovessero garantire alle due squadre una presenza di tifosi abbastanza importante durante la ristrutturazione, costi molto più bassi rispetto alla costruzione di un nuovo impianto e l’ottenimento della parte hospitality nelle percentuali che i club si aspettano, non ci sarà spazio per nessun’altra alternativa. È una bella lotta, d’altronde se si sono presi fino al 30 giugno significa che anche i club sono interessati a valutare questa opzione».
Ancora sul cambio al vertice dell’Inter, a cui si aggiunge la tornata elettorale: «Mi sono ricandidato alle prossime elezioni e sono convinto che il nostro mandato verrà rinnovato. Certo, non dovesse essere così, ci troveremmo davanti a una giunta che ha già più volte manifestato la sua contrarietà allo stadio, che vedono come fumo negli occhi. Ai miei concittadini e ai comitati del No che sorgono come funghi davanti all’ipotesi di grandi opere, io ricordo sempre che quella è un’area privata i cui diritti edificatori risalgono al 1993. Lo scorso anno, durante la realizzazione del PGT, si è palesata l’Inter con il progetto dello stadio; se non dovessero costruirlo, farebbe comunque fede il progetto che a suo tempo la proprietà del terreno aveva presentato, ossia quello che vede la costruzione di palazzine, uffici, strutture dedicate al terziario. L’opzione area verde non c’è mai stata, la scelta era fra due tipi di edificazione».