Come si trasformerà il VAR in futuro: “Prima o poi ci saranno anche i challenge”

In breve tempo il VAR è diventato insostituibile in gran parte dei campionati professionistici di cartello: è interessante tracciare un parallelismo con la vita di tutti i giorni e in particolare con la navigazione sul web.

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(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Un’innovazione tecnologica senza precedenti, a tutela della sicurezza in campo, della gestione degli errori e delle prestazioni arbitrali: in breve tempo il VAR è diventato insostituibile in gran parte dei campionati professionistici di cartello. Interessante è il parallelismo con la vita di tutti i giorni e in particolare con la navigazione sul web. Nella stessa maniera in cui il Video Assistant Referee alleggerisce la probabilità di errori e vulnerabilità, infatti, la VPN Italia riduce il rischio di hacking, intercettazione dei dati e tracciamento online per gli utenti in rete.

Entrambi questi protocolli hanno richiesto un processo di assestamento, attraverso una maggiore accettazione da parte di utenti e portatori di interesse. Alla fine, però, hanno dimostrato ampiamente la loro utilità nei rispettivi contesti. Ma, rispetto ad un sistema sempre all’avanguardia come la VPN, in che modo la VAR potrebbe evolversi nel tempo? Ha provato a rispondere a questa domanda un ex arbitro di Serie A che in carriera vanta più di 300 gare dirette nella massima serie considerando tutti i ruoli, compreso quello di ufficiale VAR.

Il futuro del VAR visto da un ex arbitro di Serie A: “Si potrebbe intervenire in caso di doppio giallo”

Assodata l’efficacia complessiva del Video Assistant Referee, le diatribe attorno a questo strumento non mancano. Nel mirino sono finiti alcuni errori o decisioni contestabili, che hanno fatto storcere il naso a calciatori, dirigenti e tifosi. È innegabile come si possa e si debba ancora migliorare per ridurre al minimo le polemiche: per questo potrebbero essere prese in considerazione diverse soluzioni.

Gli esperti in materia non hanno dubbi, ribadendo che «i limiti al momento sono soprattutto quelli legati all’esperienza. Lo sforzo dell’IFAB è di ampliare sempre più il protocollo del VAR, come ad esempio le modifiche che potrebbero portare a intervenire anche in caso di doppio giallo, casistica che al momento non è contemplata».

Allo stesso modo, non è prevista neppure la correzione in merito all’assegnazione di un calcio d’angolo. Tutte modifiche che, però, andrebbero soppesate attentamente anche perché «modificare il protocollo vorrebbe dire spezzettare per davvero il gioco del calcio, cambiandone l’emotività dei protagonisti e del pubblico. Andare a interrompere troppo di frequenta diventa difficile».

Cosa sono i challenge e perché potrebbero essere utili

Un’alternativa rivoluzionaria è legata al concetto di “challenge”. Una ipotesi che potrebbe divenire presto realtà, replicando un po’ quello che succede già in altri sport, ossia la possibilità di chiamare un challenge – dare alle squadre in campo l’opportunità di richiedere una revisione VAR, interrompendo il gioco nel caso in cui ritengano ci sia un errore.

Si tratta dunque di una richiesta, presentata da una squadra o dall’allenatore, per ottenere la revisione di una decisione arbitrale tramite il VAR. Tale scenario permetterebbe di contestare alcune situazioni di gioco determinanti, come un gol, un calcio di rigore o un’espulsione. Qualora la tecnologia andasse a determinare un chiaro errore commesso dall’arbitro la decisione potrebbe essere cambiata, spegnendo sul nascere ogni discussione.

Uno strumento che, tuttavia, andrebbe utilizzato con parsimonia: per questo l’ipotesi è di introdurre un numero limitato di richieste di revisione durante una partita. Nonostante l’obiettivo del VAR sia quello di aumentare il più possibile l’obiettività nelle decisioni, però, in alcune situazioni la soggettività potrebbe comunque influenzare il processo decisionale. Come? Ragionando di interventi in ambito soggettivo sappiamo che il VAR, la tecnologia o le telecamere non metteranno mai tutti d’accordo.