E’ il giorno del verdetto per il caso Juan Jesus-Acerbi, che vede al centro le accuse di razzismo da parte del difensore brasiliano nei confronti di quello dell’Inter. Il capo della Procura federale Giuseppe Chinè – scrive La Gazzetta dello Sport – ha trasmesso già sabato tutto l’incartamento della sua indagine al Giudice sportivo Gerardo Mastrandrea, a cui spetterà l’ultima parola in questa vicenda.
Domenica non ha lavorato e ieri ha iniziato a studiare la documentazione. Il Giudice ha visionato con la massima attenzione le testimonianze di Juan Jesus e Acerbi, raccolte in quest’ordine lo scorso venerdì da Chinè. I due non hanno fatto mezzo passo indietro rispetto a quando detto nei giorni precedenti. Il brasiliano del Napoli, quando si è ritrovato in videoconferenza di fronte al procuratore federale, ha ribadito di aver subito un insulto razzista.
«Acerbi mi ha detto “vai via nero, sei solo un ne**o”. In seguito alla mia protesta con l’arbitro ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: “Per me ne**o è un insulto come un altro”», le parole del difensore del club partenopeo. Acerbi, anche lui collegato da remoto con accanto Giuseppe Marotta e il legale del club Angelo Capellini, ha confermato a Chinè la versione data in Nazionale, poi ai giornalisti, quindi alla dirigenza dell’Inter: «Non ho mai pronunciato frasi razziste, Juan Jesus mi ha frainteso».
Da quanto risulta Acerbi avrebbe ribadito anche davanti alla Procura di aver usato il termine “nero”, ma non in senso dispregiativo, bensì in un contesto in cui la frase incriminata sarebbe stata “ti faccio nero”. Mastrandrea prenderà in considerazione anche le valutazioni che Chinè ha fatto sul materiale video e audio (comprese le comunicazioni tra l’arbitro La Penna e la sala Var) raccolto nei tre giorni precedenti alle audizioni dei due giocatori.
Una prova che accertasse la matrice razzista delle parole di Acerbi non lascerebbe alcun dubbio al Giudice sportivo, che a quel punto infliggerebbe quelle «almeno dieci» giornate di squalifica previste dall’art. 28 del Codice di Giustizia Sportiva. Ma va ricordato che in casi simili, proprio per il peso morale, sociale e politico del tema al centro della discussione, è spesso bastata la presunzione di colpevolezza per arrivare a una stangata.
Gli ultimi tra casi dal 2020 in poi, tra Serie B e Lega Pro, non hanno mai portato a meno di dieci giornate di squalifica, anche in assenza di prove che certificassero il gesto razzista. E se così fosse, il futuro di Francesco Acerbi all’Inter si complicherebbe parecchio: il club non ha alcuna intenzione di essere in alcun modo collegato al termine “razzismo”. E se stangata sarà, il giocatore metterà fine alla sua avventura nerazzurra.