Si prospetta un altro cambio di rotta per il canone Rai. Con il governo a conduzione Giorgia Meloni l’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive non comparirà più nelle bollette della luce.
Come riporta l’edizione odierna di ItaliaOggi, è stato decisivo l’intervento del Ministero dell’Economia, che vede a capo il ministro Giancarlo Giorgetti. Attualmente il canone porta 1,97 miliardi di euro di gettito nelle casse dello Stato.
Il tira e molla sul canone inizia dal 2021, senza contare tutte le polemiche che di fatto hanno lo accompagnato dalla sua introduzione, quando il Ministero, accogliendo una richiesta della Commissione Europea, in uno schema della legge sulla concorrenza prima e in una relazione di attuazione del PNRR poi, aveva indicato come obiettivo l’eliminazione degli oneri impropri nella bolletta. Poi, nel novembre 2022, un nuovo cambio di idea con una nota ufficiale per la salvaguardia del canone e del meccanismo di riscossione del tributo.
Ma non sembra essere finita qua. Nella giornata di venerdì, il ministro Giorgetti ha incontrato i vertici Rai con cui ha trovato l’accordo per aprire un tavolo tecnico che abbia l’obiettivo di trovare altre soluzioni, anche se al momento non si è scesi nel dettaglio. Fatto sta che la modalità di riscossione del canone in bolletta, non dispiace né ai tecnici del Ministero né all’Agenzia delle Entrate, poiché garantisce una riscossione costante e ha visto diminuire l’evasione della tassa nel tempo.
Non che il pagamento in bolletta abbia fatto diminuire gli evasori, con la somma non riscossa che è salita da 225,3 milioni, del 2017, a oltre 248 milioni nel 2020, ultimo anno in cui è stato fatto un rilievo. Aumenta, inoltre, il numero dei morosi di 40,3 mila unità rispetto al 2019, superando, nel 2020, la soglia di 864 mila soggetti per un mancato versamento di 77,6 milioni di euro.
Infine, per fornire un quadro completo, bisogna considerare che la rimozione del canone Rai dalla bolletta, che verrà resa effettiva entro la fine del 2023, è una delle condizioni poste dalla Commissione dell’Unione Europea per poter ottenere i fondi previsti dal programma Next Generation EU, che a loro volta rientrano nel quadro del PNRR: la presenza del canone, infatti, è stata considerata come un aggravio sulle bollette e pertanto andrebbe eliminato.