In attesa di conoscere il responso della Sovrintendenza per il vincolo su San Siro, il Milan procede spedito verso San Donato. Dopo aver messo mano alla parte sportiva della società, il proprietario Gerry Cardinale vuole vedere risultati in tempi brevi anche sul dossier stadio.
Come riporta l’edizione odierna del La Gazzetta dello Sport, negli ultimi giorni si registra una forte accelerazione dei rossoneri sul fronte San Donato. In questa direzione va l’incontro di venerdì fra i manager di CAA Icon, consulenti del club, e i rappresentanti del Comune di San Donato Milanese. Non di certo un incontro risolutivo, ma un passo in avanti per dimostrare la volontà del Milan di fare sul serio e dare un’accelerata importante.
Sembra ormai consolidata la volontà di Cardinale di procedere senza l’Inter, con un certo malumore dei nerazzurri come testimoniano le parole del presidente Steven Zhang sull’argomento San Siro. I rossoneri però hanno messo gli occhi sull’area San Francesco, spostata a sud-est rispetto al centro di San Donato, per un un impegno già garantito da un miliardo di euro. Ma la volontà non basta, visto che gli accordi e tutte le carte necessarie per poi dare il via ai lavori impegnerebbero il Comune e il Milan a un lavoro di minimo due anni. Un impegno che le due realtà sembrano, al momento, volersi prendere anche con un certo entusiasmo.
Ora la palla passa al Comune che deve svolgere degli studi di fattibilità. Il Milan è affascinato dall’area. Lo stadio sarebbe la prima grande costruzione che si vedrebbe in città arrivando da sud e questo potrebbe garantire ampia visibilità agli sponsor. Proprio questa posizione è uno dei punti di massima soddisfazione per i rossoneri, pronti a sfruttarla come ha fatto il Bayern Monaco con la sua Allianz Arena.
Nonostante i due anni di burocrazia, l’area San Francesco garantisce un iter più snello rispetto a Sesto San Giovanni, dove servirebbe una bonifica importante e costosa. L’area, inoltre, ha già una destinazione d’uso sportiva ed è privata. Il Milan vuole il suo stadio entro il 2028, massimo 2029 per giocare la stagione dei 130 anni nel nuovo impianto. Ma non tutto è un vantaggio. Infatti anche qui ci sono le voci contrarie di associazioni e gruppi del territorio. Un altro punto è la dimensione abbastanza ristretta, 22,5 ettari, molto meno di Sesto. Questo porterebbe a una riduzione di tutte quelle attività collaterali che permetterebbe di rientrare dall’investimento più velocemente.
Ma il focus rimane puntato sullo stadio in sé con i riferimenti alla nuova casa degli Yankees o agli impianti di Dallas e Cleveland. Tutti hanno una cosa in comune: sono stati costruiti con il contributo di Cardinale e dal suo team, che si occupa anche di dare al Milan un nuovo stadio, che deve vivere anche quando la stagione calcistica è finita. Eventi e concerti per tutti che garantiscono ulteriori incassi. Una concezione americana dello stadio, dopo che Cardinale ha già iniziato a portarla anche nella gestione sportiva della società, non senza qualche critica.