Il Napoli si è laureato campione di Italia dopo 33 anni e per la terza volta nella propria storia dopo un inizio di stagione segnato dal nuovo corso di gestione del presidente De Laurentiis. Grazie al lavoro del direttore sportivo Giuntoli e della squadra mercato, i partenopei hanno trovato la miscela perfetta fra le partenze di alcuni punti fermi della squadra e l’arrivo di giovani promesse, semi sconosciute, che in mano a Luciano Spalletti ha portato allo Scudetto.
Del mercato estivo 2022 e della sua storia con il Napoli, il presidente De Laurentiis ne ha parlato con il Financial Times: «Dopo il mercato della scorsa estate – esordisce De Laurentiis – mi è stato chiesto qual era l’obiettivo per questa stagione dopo che hai lasciato andare i giocatori più importanti e ingaggiato persone sconosciute. Quando gli risposto che il mio obiettivo era vincere lo Scudetto, sembrava che stessi bestemmiando. Ma alla fine abbiamo vinto».
E dietro quella scelta, rivelatosi alla fine vincente, c’è una precisa strategia che rivela lo stesso numero uno del club azzurro: «Abbiamo avuto successo perché ho iniziato ad applicare al mondo del calcio ciò che ho imparato dal mondo del cinema in molti anni. Il mio obiettivo era vincere, pur rimanendo sostenibile finanziariamente».
De Laurentiis è proprietario dal Napoli dal 2004, nonostante abbia provato a prelevare il club nel 1999 con un’offerta che equivarrebbe in euro a 102 milioni. «Ho messo sul tavolo 37 milioni di euro solo per comprare un pezzo di carta. E abbiamo iniziato la nuova avventura dopo che ho scoperto che il Napoli era vicino al fallimento».
«A quel tempo – confessa il presidente – non conoscevo le regole del calcio. Quando ho comprato il Napoli, per me, era un territorio completamente nuovo. Ma, per me, era importante mescolare film e sport, fornire contenuti per quella che era in passato la TV e ora le piattaforme streaming».
Tornando all’estate 2022 che ha visto le partenze di Insigne, Koulibaly e Fabian Ruiz: «La loro voglia di vincere era esaurita. Non ci credevo più. Forse mi sbagliavo. Ma io sono il proprietario. Io decido. Fatto sta che questo nuovo gruppo ha trovato la strada giusta, perché è un’entità sola e non trascinato da un’unica stella».
L’intervista al Financial Times è anche l’occasione per parlare della situazione del calcio in Italia. «Il calcio italiano non progredisce perché le decisioni non vengono prese in fretta. Quando sei un fondo di investimento, cosa sai della gestione di un calciatore? Il problema è che il calcio è composto da due mondi: è uno sport e un’industria. Se non vinci, ai tifosi non importa se sei bravo in bilancio. Per loro, è meglio che tu vada in bancarotta ma devi vincere».