Michel Platini, dopo l’addio alla UEFA con tutte le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto, è ormai lontano dalle stanze del potere del calcio mondiale, ma non nasconde un certo sentimento contrario sull’andamento del sistema sempre più verso lo strapotere di quelle proprietà che possono vantare grandi disponibilità economiche. Proprietà che scavalcano le regole del Fair Play Finanziario, volute dallo stesso ex numero 10 della Juventus e della nazionale francese.
«Bisognerebbe chiedere conto ai vertici della UEFA – ha dichiarato Platini in un intervista a La Stampa -. Qualcosa del Fair Play Finanziario resiste ma è complicato per il presidente dell’UEFA Ceferin farlo rispettare se il suo principale sostenitore è l’emiro Al-Khelaifi del PSG. La verità è che sia Ceferin sia il presidente della FIFA, Infantino, sono degli usurpatori di poltrone. Io facevo calcio, loro politica. Non c’è una riforma nei loro programmi, se non fare più partite e incassare più soldi. E così facendo non rispettano le competizioni che hanno fatto la storia del calcio. Chi mi ha sostituito non sa nulla di calcio».
Su cosa farebbe Platini arrivati a questo punto: «Ho delle idee ma senza potere le idee non valgono nulla. E io sono vecchio. Mi piacerebbe però mettermi a disposizione di qualcuno che la pensi come me. Anche in politica mi servirebbe uno come era Bonini in campo. Superlega? Prima o poi si farà, ma non così. Non dico di più». Su Cristiano Ronaldo finito in Arabia Saudita: «Non lo giudico. E poi se ti offrono 200 milioni, diventa quasi immorale rifiutarli. Anche se sei straricco».
Sul razzismo negli stadi e l’episodio che ha visto coinvolto Vlahovic, dopo quello successo a Lukaku: «La società è razzista. Il calcio ci prova a tenere fuori il razzismo dagli stadi, ma è complicato. Se avessi avuto un’idea quando ero presidente dell’UEFA l’avrei applicata. So solo che si dovrebbe partire dalle scuole per debellarlo. Così come la Francia, non credo che l’Italia sia un paese razzista, ma sono sicuro che vuole combattere il razzismo».
Sulla stagione della Juventus: «L’ho vista giocare poco, l’ultima volta con l’Eintracht, non posso dare un giudizio tecnico. La penalizzazione? Può influire molto sulla testa dei giocatori, soprattutto se è uno attaccato alla società. Altrimenti i giocatori se ne possono anche fregare, tanto sanno di poter cambiare facilmente squadra. Non certo come ai miei tempi, quando cambiavi solo se Boniperti era d’accordo. Un ruolo da dirigente? Non mi è stato mai offerto. Ma tornare qui dopo oltre 30 anni non avrebbe avuto più senso. Di quel mondo non ci sarebbe stato più nessuno. Le storie d’amore non si vivono due volte».
Platini è stato uno dei pochi a essere contro il VAR fin dall’inizio, posizione che non ha mai cambiato: «Il VAR ha solo spostato il problema, ha fatto di ogni tocco un fallo, l’interpretazione la si dà sul campo, non davanti a uno schermo. La applicherei solo alla gol line technology e al fuorigioco. Così sta uccidendo gli arbitri, sono molto più scarsi di prima. Ma non si tornerà più indietro, l’avevo detto a Blatter anni fa. Finiremo a giocare senza arbitri e come ai primordi del calcio», ha concluso.