Martedì scorso la Juventus ha depositato il ricorso al Collegio di garanzia dello Sport, presso il CONI, contro la penalizzazione di 15 punti inflittale. Come riporta La Gazzetta dello Sport, la difesa bianconera si basa su 9 punti in un documento di 99 pagine che sarà esaminato dai giudici e discusso entro 60 giorni, in quello che sarà il terzo grado dell’inchiesta sportiva.
Sono questi i tempi per arrivare a un verdetto sulla penalizzazione di 15 punti in classifica, che potrebbe essere confermata o rispedita alla Corte d’Appello federale per un nuovo processo. Si parte dal presupposto che per i legali bianconeri il nuovo giudizio d’appello fosse inammissibile in quanto basato su elementi probatori che non avrebbero avuto i connotati di plusvalenze fittizie e rilevando poi che la Corte d’appello ha giudicato su tali elementi «per creare un fatto illecito nuovo a carico dei deferiti (…) violando il principio del giusto processo».
Inoltre, la Juventus viene accusata di aver messo in piedi un “sistema fraudolento” basandosi su elementi che in sede di processo non c’erano, come le operazione Tongy-Aké con il Marsiglia o Athur-Pjanic con il Barcellona. Entrambe non fanno parte delle 15 compravendite oggetto dell’accusa del deferimento, ma la seconda viene citata negli atti ben 8 volte.
Infine, i 15 punti di penalizzazione sarebbero motivati nella sentenza con l’articolo 4 del codice di giustizia sportiva della FIGC, contestato però, in realtà, solamente alle persone fisiche, ma non alla Juventus. La difesa sottolinea tra l’altro che le operazioni contestate avrebbero inciso solo sul 3,6% del totale dei ricavi del nel triennio 2018-2021.
Secondo la Juve, la Corte ha pertanto «deliberato su un nuovo e autonomo “thema decidendum”, senza contraddittorio con i deferiti», per di più «nella sede straordinaria del processo di revocazione». Se la difesa fosse stata a conoscenza di tale aspetto, avrebbe potuto dimostrare che «le plusvalenze da operazioni incrociate comportano benefici solo finanziari ma non producono liquidità». Anche il proscioglimento delle altre società coinvolte nelle presunte plusvalenze fittizie, secondo la Juve, appare «contraddittorio e immotivato» a fronte della condanna dei bianconeri.